Ticino. Ci sono leghisti e leghisti. Quelli che sparano a zero contro il Meridione, cavalcando la vecchia retorica bossiana di “Roma Ladrona”. E poi c’è la Lega dei Ticinesi, in Svizzera, primo movimento politico per consensi nel cantone dove si parla italiano, che prende di mira i settentrionali, lombardi e veneti. Già, gli stessi leghisti, fedelissimi di Salvini, sono accusati di portare via il lavoro e di “puzzare”. Che beffa. Loro, i figli dei Celti, gli eredi nobili di Alberto Da Giussano, trattati come quei napoletani che dagli spalti degli stadi nazionali orde di settentrionali vogliono far lavare dal fuoco del Vesuvio.

“Si è sempre meridionali di qualcuno”, diceva Luciano De Crescenzo in una celebre pellicola. E a quanto pare mai frase fu più azzeccata per la situazione che vivono i “frontalieri“. Il Canton Ticino è tappezzato di manifesti che raffigurano gli italiani come topi che rubano e mangiano il formaggio. Ladri e puzzolenti. Obiettivo dichiarato del movimento: bonificare la Svizzera da “pizza e mandolino”.

Peccato che gli italiani finiti nel mirino della propaganda anti-italica sono gli stessi che hanno prestato la manovalanza alle industrie e aziende svizzere per decenni, contribuendo alla crescita economica del paese del cioccolato. Un po’ come i meridionali che hanno lavorato nelle fabbriche Fiat del Nord contribuendo a trainare il Pil della Nazione prima e dopo il boom economico degli anni ’60.

E pensare che il fondatore della Lega dei Ticinesi, Giuliano Bignasca, aveva tratto ispirazione proprio dal movimento fondato da Umberto Bossi per lanciare il suo. Un cocktail di populismo di destra, regionalismo e folklore locale. La storia si prende le sue vendette, si sa. Anche ai settentrionali, adesso, tocca essere considerati “terroni” di qualcuno.

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