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Ha simulato di essere Giulia usando il telefono della ragazza quando la giovane era stata già uccisa. Poi si è accanito sul corpo della 29enne provando a disfarsene in tutti i modi. Infine ha cercato di incontrare la sua amante andando fin sotto casa sua per dimostrarle che aveva chiuso con Giulia. Sono alcuni dei dettagli che compongono il puzzle di una mente criminale, quella di Alessandro Impagnatiello, in grado di uccidere la convivente e il figlio che portava in grembo.

L’incontro tra Giulia e l’amante all’esterno dell’hotel

Il castello di bugie che Impagnatiello ha eretto da settembre 2022, quando ha avviato due relazioni parallele, è cominciato a scricchiolare nel mese di aprile. Le due donne – Giulia Tramontano e la collega-amante di 23 anni – hanno nutrito i primi sospetti sulla buona fede del barman. Troppe incongruenze, troppe parole a vuoto. Impagnatiello parlava male di Giulia, diceva all’altra donna di volerla lasciare. “Ha problemi mentali”, insisteva. Ma di fatto continuava ad avere due vite distinte che non si incontravano mai.

Poi quelle rette che lui stesso aveva tracciato sono finite per incontrarsi. E’ successo sabato 27 maggio. E’ pomeriggio. L’amante 23enne chiede a Giulia di vedersi. Vogliono incontrarsi, chiarirsi, fare luce nel labirinto di menzogne in cui sono rimaste intrappolate. E si incontrano all’esterno di un hotel in via Manzoni. Parlano per più di un’ora, scoprono che l’uomo aveva mentito a entrambe.

In quei minuti, Impagnatiello chiama Giulia. La ragazza di Sant’Antimo risponde, gli riferisce di essere in compagnia della sua amante e lo invita a raggiungerle per un confronto a tre. Alessandro, però, non si presenterà mai e quel confronto a tre – come invece ipotizzato in un primo momento – non c’è mai stato.

Scatta il piano: uccidere Giulia per recuperare l’amante

Proprio in quel momento, probabilmente, è maturato il femminicidio. Messo davanti all’evidenza della realtà, Impagnatiello – descritto dai criminologi come un narcisista patologico – capisce di non poter più governare la situazione. E allora prova a cambiarla, a modo suo. Giulia torna a casa. Ha uno scontro duro con il convivente. Viene uccisa a a coltellate.

Il barman killer non si ferma qui. Ora scatta la seconda parte del piano: salvare la relazione con l’amante, mentirle ancora. Prende il telefono di Giulia e comincia a usarlo come un’estensione della sua realtà menzognera. Contatta l’amante e – fingendosi Giulia – spiega che vuole essere lasciata in pace e tornare dai suoi genitori. La 23enne, però, capisce che c’è qualcosa di strano: quei messaggi sono in contraddizione con quanto le due si sono dette fuori all’hotel. Come se parlasse un’altra persona.

Le bugie tramite WhatsApp

Preoccupata, la 23enne ha cercato di contattare prima Giulia e poi il trentenne, ma è riuscita a sentire solo quest’ultimo in tarda serata, quando la ragazza santantimese era già morta. Si videochiamano: l’uomo è da solo sul balcone. Alla sua domanda su dove sia Giulia Alessandro risponde: “Sta dormendo a casa di un’amica”. E per dimostrarlo alla collega il barman manda una foto dell’appartamento vuoto.

Per depistare anche i genitori della Tramontano e prendere tempo, manda dei messaggi su WhatsApp alla mamma della 29enne e a un’amica (“Sono turbata, vado a letto”; “non preoccuparti madre, ora vado a riposare”). Usa persino le stesse parole che avrebbe usato la vittima per non alimentare sospetti.

Non finisce qui. Disperato e preso dalla paura di perdere anche la 23enne, alle 2 di notte, Impagnatiello, dopo aver probabilmente occultato il cadavere della povera Giulia, si precipita sotto casa dell’amante. La giovane statunitense ha paura, non si fida, lo manda via. Lo ricontatterà il pomeriggio dopo per chiedergli informazioni sulla Tramontano. Riceve risposte frettolose. L’amante-collega capisce che qualcosa non quadra e si mette in contatto con la sorella di Giulia, Chiara Tramontano. Il resto è storia già scritta fino alla confessione dell’omicidio.

 

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