Questa settimana vi racconto una storia assurda. Immaginate di essere uno studente. Dopo ormai due anni di pandemia. Sta per iniziare la scuola. Vi dicono che andrete in classe di pomeriggio per i prossimi quattro mesi. Ve lo dicono una settimana prima dell’inizio delle lezioni. Non in una scuola con tutti gli altri ma sparpagliati in vari istituti. Senza i laboratori, senza un punto di aggregazione. Senza una vita. Perché andare a scuola il pomeriggio significa dire addio ad altre attività. Significa non avere orari regolari. A Giugliano è successo anche questo.

Per adeguare una scuola al rispetto delle norme e metterla in sicurezza si è deciso di chiuderla. Senza assicurare una valida alternativa. C’è tutta una vicenda burocratica. Lunga e complessa. Mettiamola da parte. Quello che a me interessa è capire come l’Ufficio scolastico regionale e la Città metropolitana di Napoli possano permettere tutto ciò. Possano aver gestito tanto male questa vicenda. E non parlo della parte politica. Parlo di quella amministrativa.

Parliamo tanto di giovani. Di esempi. Di nuove generazioni. Della voglia che hanno di scappare. In quale paese, che può definirsi civile, degli studenti vengono lasciati senza una scuola? Condannati a turni pomeridiani. Come si può immaginare di chiudere una scuola senza aver trovato un’alternativa valida, pronta all’inizio dell’anno scolastico? Come si può giustificare tutto ciò dicendo che i lavori non erano più rimandabili. Da quanto lo sapevate? Perché non avete provveduto prima a trovare una nuova scuola per questi ragazzi? A costo di costruirla di notte!

In che modo viene garantito il diritto allo studio? I genitori di questi ragazzi pagano le tasse. E con quei soldi assicurano una istruzione ai loro figli. Chi li risarcirà per il danno che stanno subendo?

Dopo una vicenda del genere i nostri ragazzi a chi devono credere? Che immagine avranno delle istituzioni? Che rispetto devono nutrire per chi non ha avuto il benché minimo rispetto per loro? Qui stiamo parlando della scuola. Non di qualcosa di secondario.

I nostri ragazzi già crescono vedendo fumo nero dalle loro finestre, città disordinate e insicure, strutture sportive e centri aggregativi per lo più abbandonati. Non hanno un cinema, un teatro. Non hanno nulla. Quello che resta loro è solo la scuola. Ai ragazzi del Marconi hanno tolto anche quella. Se scappano, non lo fanno per scelta ma per istinto di sopravvivenza.

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