Continua il processo per l’uccisione di Rosa Alfieri, 23enne di Grumo Nevano strangolata con una federa dal suo vicino di casa il primo febbraio dello scorso anno. Elpidio D’ambra – reo confesso – viveva nell’appartamento datogli in affitto dal padre della vittima. Il genitore fu anche il primo a trovare il corpo esanime della figlia mentre il 31enne si era già allontanato dalla casa, teatro del tragico femminicidio.
Rosa uccisa dal vicino di casa, parla la mamma del killer
D’Ambra ha sempre dichiarato di aver agito dopo aver sentito delle voci nel cervello che gli dicevano di uccidere la ragazza. In seguito alla perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto in carcere dopo la richiesta del suo legale Dario Maisto, è stato però definito sano di mente e sono state rigetatte altre tre richieste di perizie. Oggi, nel processo che si sta celebrando alla corte d’assise di Napoli, come testimone dell’imputato, è stata sentita la madre.
La donna ha ripercorso l’infanzia del figlio raccontando di un marito violento che maltrattava la famiglia. Un passato burrascoso che potrebbe aver influito sullo stato psichico dell’imputato e sulle sue pulsioni omicide. Nella prossima udienza – che si terrà il 17 febbraio – toccherà allo stesso 31enne deporre in aula. D’Ambra, in passato arrestato in Spagna per violenza domestica, ha negato di aver abusato della 23enne così come emerso anche dall’autopsia che ha riscontrato i segni di una colluttazione e di strangolamento ma non di una violenza sessuale.
Possibile richiesta di ergastolo
L’uomo, subito dopo l’omicidio, si disfece dei vestiti che indossava, ne acquistò altri in e poi comprò della droga in una piazza di spaccio del Rione Traiano. Proprio per un malore provocato della cocaina assunta, si recò al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di via Terracina, a Fuorigrotta, dove fu riconosciuto e arrestato. Molto probabile che i pm così come il legale della famiglia Alfieri, l’avvocato Carmine Biasiello, chiedano per l’assassino l’ergastolo.