15mila euro a settimana. 150mila euro in contanti e in orologi di lusso sequestrati durante le perquisizioni. Sono i numeri che documentano il volume d’affari dell’organizzazione criminale smantellata ieri dai carabinieri della Compagnia di Giugliano che truffava ignari cittadini con la tecnica dello “spoofing”. A capo della banda Salvatore Cacace, soprannominato “Spid”, e la moglie, Amalia Spadaro (nelle foto).
Giugliano, sistema criminale da 15mila euro a settimana: dal dark web alle finte telefonate antifrode
A dare il “la” all’inchiesta, nell’ottobre 2024, una segnalazione del reparto Cyber Security di American Express. Due acquisti sospetti effettuati con una carta clonata al punto vendita Leroy Merlin di Giugliano. Era solo la punta dell’iceberg di un sistema criminale messo in piedi da 11 persone, ciascuno con un ruolo preciso. Le vittime, per lo più anziani, venivano scelte sul Dark Web, dove alcuni componenti della banda acquistavano banche dati con informazioni personali. Poi scattava la seconda parte del piano: fingersi operatori bancari e contattare i malcapitati con sms e telefonate.
“Le è stata addebitata un’operazione di 199 euro”, recitava un sms, con tanto di link su cui cliccare per “bloccare” la transazione. Poco dopo, le vittime venivano chiamate da una donna che si presentava come addetta al servizio antifrode. Obiettivo: convincerla a fornire i codici OTP, necessari per i truffatori per completare acquisti online reali, soprattutto su Leroy Merlin. Tra i prodotti ordinati figuravano climatizzatori, trapani, caldaie. A ritirare la merce altri complici, con auto noleggiate per evitare di essere riconosciuti. Merce che poi veniva smistata e ricettata tra Sant’Antimo e Scampia per trasformare la truffa in contanti veri e propri.
Un altro sistema con cui la banda incassava danaro era tramite bonifici bancari fraudolenti. Le vittime venivano convinte a trasferire danaro su carte prepagate intestate a prestanome. Il centro operativo dell’organizzazione era un appartamento di Marianella. I casi di truffa documentati sono 22. Ma l’inchiesta potrebbe portare a galla altri episodi. «Se ci arrestano facciamo le truffe anche dal carcere», si legge nelle intercettazioni della Procura.