La Corte di Cassazione ha confermato la revoca della misura cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Di Mattia, 51 anni, conosciuto con il soprannome di “Pavarotti”. L’uomo è attualmente indagato per presunti legami con il clan camorristico Mallardo, ma potrà affrontare in libertà il prosieguo del procedimento giudiziario.
Giugliano, niente carcere per “Pavarotti”: la Cassazione conferma la decisione del Riesame
Secondo l’impianto accusatorio, Di Mattia avrebbe svolto il ruolo di autista per Domenico Pirozzi, detto “Mimì o’ Pesante”, in un arco temporale compreso tra settembre e il 5 novembre 2020. A favorire tale vicinanza sarebbero stati legami familiari — la moglie dell’indagato è imparentata con i Pirozzi — e motivazioni personali, come le difficoltà fisiche legate a un recente intervento di chirurgia bariatrica subito da Di Mattia.
La Suprema Corte ha respinto il ricorso della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), avallando la decisione già presa dal Tribunale del Riesame. I giudici hanno ritenuto infondate le esigenze cautelari, sottolineando l’assenza di comportamenti delittuosi successivi ai fatti contestati, la cessazione dei contatti con ambienti criminali e l’inserimento stabile dell’indagato in un contesto familiare e lavorativo.
La difesa, affidata agli avvocati Giovanni e Salvatore Cacciapuoti del Foro di Napoli Nord, ha fatto leva su principi giurisprudenziali consolidati in materia di misure cautelari, insistendo sulla mancanza di elementi attuali di pericolosità e sulla necessità di valutazioni basate su fatti concreti e non su presunzioni.
Con questa decisione, la Cassazione ribadisce l’orientamento secondo cui le restrizioni alla libertà personale devono essere giustificate da pericoli concreti e attuali. In particolare, quando i fatti oggetto di indagine risalgono nel tempo e non trovano riscontro in condotte successive, la custodia cautelare non può essere mantenuta.
Giuseppe Di Mattia, residente a Giugliano, rimane indagato nel procedimento penale, ma affronterà il processo da uomo libero, in attesa dei futuri sviluppi giudiziari.