don mimmo battaglia omelia

Un grido di dolore ma anche un lungo mea culpa. Le parole dell’arcivescovo Don Mimmo Battaglia hanno vibrato a lungo nelle navate della Chiesa del Gesù Nuovo durante i funerali di Giovanbattista Cutolo. “Perdonaci tutti, Giogiò, quella mano l’abbiamo armata anche noi”.

Giogiò ucciso da un 16enne, Don Mimmo Battaglia: “Quella mano armata da noi. Perdonaci”

Chiama in causa tutti, l’arcivescovo di Napoli. La città, gli adulti, la Chiesa e le istituzioni. Sono tutti responsabili dell’omicidio di un ragazzo di 24 anni. “Quella mano l’abbiamo armata anche noi, con i nostri ritardi, con le promesse non mantenute, con i proclami, i post, i comunicati a cui non sono seguiti azioni, con la nostra incapacità di comprendere i problemi endemici di questa città abitata anche da adolescenti – poco più che bambini – che camminano armati, come in una città in guerra. Perdonaci, Giovanbattista, figlio di Napoli, per tutti quelli che si sono voltati dall’altra parte”.

Il suo discorso è interrotto da lunghi applausi che riempiono le navate della chiesa. C’è una presa di consapevolezza, un’assunzione collettiva di responsabilità nelle sue frasi. “Non vorrei essere qui oggi. Non vorrei essere qui ad accompagnare l’ennesimo giovane figlio di Napoli, ucciso senza alcun motivo dalla mano di un altro figlio di questa città. Non vorrei essere qui. Ma, purtroppo, nessuno di noi ha il potere di cambiare la realtà, nessuno di noi può far tornare indietro le lancette della storia e del tempo, fermando quella mano giovanissima ma già deviata, come purtroppo tante volte accade con i ragazzi di questa città“, ha aggiunto il vescovo di Napoli durante i funerali. “Insieme a Giogiò vi dico: impegnatevi, Napoli, ha bisogno di giustizia, di pace, di vita, di speranza, ha bisogno di voi”.

L’abbraccio alla bara

Dopo le parole di don Mimmo, la mamma di Giovanbattista, Daniela di Maggio, si è tuffata sulla bara del figlio e ha abbracciato a lungo il feretro, sotto gli occhi delle istituzioni e delle centinaia di persone che affollavano la chiesa. Un abbraccio straziante, durato diversi secondi, accolto da un lungo e rispettoso silenzio.

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