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Funerali di Ciro Luongo a Giugliano. Omaggio dello Stato al vice ispettore ucciso

Oggi la città di Giugliano si ferma per dare l’ultimo saluto a Ciro Luongo, 58 anni, vice ispettore della Polizia di Stato, brutalmente ucciso il 18 agosto nella sua abitazione a Melito. La cerimonia si sta svolgendo nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, gremita di colleghi, amici, cittadini e familiari, mentre all’esterno le volanti del commissariato Villaricca-Giugliano rendono omaggio al collega. La camera ardente era stata allestita in mattinata presso la casa funeraria di Villaricca.

Vice ispettore ucciso, funerali di Ciro Luongo a Giugliano. L’omaggio delle forze dell’ordine

 

Sulla bara è stato posto il berretto della Polizia che Luongo indossava. Tra i presenti, il primo dirigente Gianluca Aurilia, il capitano della compagnia dei Carabinieri di Giugliano Matteo Alborghetti e un rappresentante della Polizia Municipale. A officiare l’omelia è don Vincenzo Marfisa.

“Di fronte a una scena del genere, l’uomo non può fare altro che raccogliersi nel silenzio meditativo. Ci uniamo alla famiglia militare di Luongo e alla Polizia, a cui ha dato tutto se stesso e la sua vita per servire il bene comune”, ha detto il sacerdote durante la cerimonia funebre. “Saluto il dirigente Aurilia e il capitano Alborghetti. Queste presenze esprimono la passione umana e culturale del carissimo Ciro, ma anche relazionale: ha creato una rete di relazioni che ora si vedono qui, nel dare un saluto che è un arrivederci, non un addio”.

Poi don Vincenzo ha aggiunto: “Di fronte alla morte di Ciro, sento anche la responsabilità di annunciare una parola di gratitudine, perché è un servitore del bene comune. In tante occasioni ha messo a repentaglio la propria vita per assicurare l’ordine pubblico. Bisogna dirgli grazie, perché ha messo gli altri avanti a sé“. Infine un appello: “Non si può risolvere ogni situazione di conflitto familiare con la violenza, ma con il dialogo e l’ascolto”.

Il delitto

 

Luongo era stato trovato privo di vita nella sua abitazione, immerso in una pozza di sangue e con numerose ferite da coltello. Pochi minuti dopo il delitto, i carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, hanno fermato il presunto responsabile: Roberto Marchese, 21 anni, figlio della compagna del vice ispettore. Durante l’interrogatorio davanti al giudice, il giovane avrebbe confessato, sostenendo di aver agito al culmine di una lite scaturita da un episodio apparentemente banale: la fuga di un pappagallino. Una versione giudicata assurda dagli inquirenti, che la inseriscono in un contesto di tensioni e dissidi familiari protrattisi da tempo. La vicenda ha scosso profondamente la comunità di Melito, ma anche quelle di Giugliano e Villaricca, e l’intero corpo della Polizia di Stato. Colleghi e conoscenti ricordano Luongo come un uomo generoso, dedito al lavoro e alla famiglia, la cui vita è stata tragicamente interrotta.

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