Napoletani scomparsi in Messico, possibile svolta nell’inchiesta. Gli investigatori potrebbero avere tra la mani, infatti, l’identikit del boss che pagò il sequestro: don Angel. Le voci su di lui sono partite dal primo giorno ma le indagini non sarabbero mai andate a fondo, fino ad oggi.

Raffaele Russo, il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino, lo scorso 31 gennaio, furono sequestrati dalla polizia locale e consegnati nelle mani di un malavitoso locale, a quanto pare con una ricompensa di 43 per il “lavoro sporco”. Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, di recente ha chiesto di mantenere alta l’attenzione sul caso. L’emittente televisiva Imagen è riuscita ad entrare in possesso di una copia del faldone sul caso dei napoletani, e anche Il Mattino ne ha potuto conoscere i contenuti: oltre alla denuncia ufficiale sulla scomparsa di Raffaele Russo assieme al figlio Antonio e al nipote Vincenzo Cimmino, in quel faldone, la “carpeta de investigacion” sono conservate anche le copie degli interrogatori ai poliziotti corrotti dai quali emergono particolari fondamentali su “Don Angel”, l’uomo al quale sono stati consegnati i tre napoletani che fino ad ora in questa vicenda era stato solo “un nome”.

Alcuni poliziotti interrogati avrebbero rivelato che il boss è un uomo dal fisico tarchiato, scuro di 50 anni circa con un furgone rosso Mazda. Dettagli che avrebbero aperto la nuova pista investigativa. “Abbiamo sempre pensato fosse solo un nome per incolpare qualcuno di astratto. – ha detto Claudio Falleti, avvocati dei parenti degli scomparsi – Invece è una persona che esiste realmente”. Ancora ricercato il capo della polizia di Tecalitlan.

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