Bervicato Collabora Con Giustizia

Domenico Bervicato, indicato come il mandante dell’omicidio di Antonio Natale, e Raffaele Bervicato, esponente del clan Angelino di Caivano, hanno deciso di collaborare con la giustizia. Una scelta che ha scosso tutta la criminalità a nord di Napoli e che potrebbe portare a una serie di rivelazioni sull’intricata rete di potere nella zona.

Domenico Bervicato si pente: l’arresto per l’omicidio di Antonio Natale

Bervicato, arrestato nel 2021 per l’omicidio di Antonio Natale, ha deciso di rompere il silenzio a gennaio scorso. È dell’8 gennaio 2024 il verbale in cui il giovane (classe 2001) annuncia: «Intendo collaborare con la giustizia».

Prima del “pentimento”, l’uomo tentò in tutti i modi di sviare le forze dell’ordine dalla risoluzione dell’uccisione e sparizione di Antonio Natale, un caso che destò interesse nazionale per diverse settimane. Provò a sviare gli investigatori inscenando fughe, accampando bugie, inquinando prove e inventando un alibi.

Secondo le informazioni emerse dopo una scrupolosa indagine condotta dai Carabinieri, Bervicato volle punire Natale per il furto di un borsone contenente armi e droga. I due, che erano amici, gestivano una piazza di spaccio nel Parco Verde di Caivano.

Quello che oggi è diventato un collaboratore di giustizia avrebbe ingannato Natale con il pretesto di andare a Napoli per acquistare vestiti, ma invece ha orchestrato una trappola mortale, coinvolgendo anche Emanuele D’Agostino e Gennaro Pacilio.

Non solo Domenico, anche Raffaele Bervicato “si pente”

Durante i suoi primi verbali con le autorità dopo la decisione di collaborare con la giustizia, il pentito ha gettato luce sui loschi affari degli Angelino, un clan divenuto sempre più influente a Caivano dopo gli arresti che hanno colpito i Sautto-Ciccarelli. Alla sua si è poi aggiunta la scelta di collaborare di Raffaele Bervicato, esponente degli Angelino e uomo di assoluta fiducia del boss Antonio Angelino “Tibiuccio”.

L’uomo ha rivelato una lista impressionante di estorsioni perpetrate dal gruppo. «Questa era la lista. In tutto ricavavamo 5.750 euro al mese. Questi erano solo i commercianti che pagavano una quota fissa. Poi c’erano i cantieri che pagavano all’inizio dei lavori in base all’importo degli stessi. Pagavano o il 5% dell’importo dell’appalto o 1.500 euro ad appartamento costruito».

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