154 a 131. Il Senato approva la “tagliola” proposta da Lega e Fratelli d’Italia sul ddl Zan. Una proposta di legge discussa molto sui social ed sui giornali, poco in Parlamento. Il centodestra targato Salvini-Meloni vince la battaglia, con l’aiuto di 23 franchi tiratorii, del “non esame” degli articoli della proposta di legge a firma del deputato del Alessandro Zan contro l’omotransfobia. Il “non passaggio all’esame degli articoli”  è una scelta prevista dall’articolo 96 del Senato.

Il ddl Zan muore sotto i colpi degli errori del Pd

In parole povere su proposta di un senatore l’Aula può decidere, così come capitato stamattina, di non procedere all’analisi degli articoli di una proposta di legge che non convince. Al netto della “conta” dei senatori che hanno votato col centrodestra, su cui si possono soltanto azzardare ipotesi visto lo scrutinio segreto, il dato di maggiore interesse è politico. Innanzitutto va detto che il dialogo fra i partiti sul ddl Zan è miseramente fallito. E se una forza politica non ha i numeri sufficienti per approvare un disegno di legge, in questo caso il Pd, rischia l’affossamento della legge. Tuttavia il centrodestra, altro dato da non sottovalutare, non ha mai dichiarato di schierarsi contro una proposta di legge che rafforzasse la difesa dell’omotransfobia. Tutt’altro. Il problema vero resta ed è tutt’ora l’oramai defunto ddl Zan. In altre parole il centrodestra non ha votato contro la proposta Zan. Non c’è stata una visione alternativa in tema di reati omotransfobici. Ma ha chiesto e ottenuto di non procedere ad esaminare i punti di un emendamento che non avevano convinto la compagine di governo. Il che vuol dire che se la politica trova un’intesa piena il Parlamento potrà produrre una nuova legge sulla transfobia.

La “tagliola” targata Salvini-Meloni spiana la strada al Mattarella bis

E qui emerge un altro spunto di riflessione. Il Governo Draghi nasce per ridimensionare la litigiosità della politica. E militarizzarne le alleanze. Se una forza politica vuol portare in Aula un proprio disegno di legge deve mediare con gli alleati. E trovare un’intesa. Altrimenti si rischia la fine del ddl Zan. A questo punto quali saranno gli sviluppi futuri? La “tagliola” voluta da Lega e Fdi ridisegna la mappa politica per la prossima scadenza. Il voto sul Presidente della Repubblica. La legge prevede che per i primi 3 scrutini occorrano i due terzi dell’assemblea. In caso di mancata elezione dal quarto scrutinio basterebbe la maggioranza assoluta, ovvero il 50% più uno. Anche qui la partita si complica. Centrodestra e centrosinistra, senza i franchi tiratori, non hanno i numeri per eleggere il prossimo Capo dello Stato. Dunque ancora una volta il baricentro si sposta sull’intesa delle forze politiche presenti in Parlamento. Altrimenti la pista più calda resta il Mattarella bis.

 

Di Sossio Barra

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