Le città in questi ultimi giorni dell’anno stanno facendo i conti con i resoconti dell’Arpac sulla qualità dell’aria. E alcuni dati costringono le amministrazioni a correre ai ripari, come accade a Napoli, Aversa o Acerra. Tra i dati più eclatanti con limiti sforati oltre la media ci sono quelli relativi a Napoli nella zona dell’ospedale Pellegrini, Acerra nella zona industriale, San Vitaliano, Teverola, e poi Casoria scuola Palizzi, Napoli via Argine, Aversa scuola Cirillo, Marcianise nella zona dei regi lagni. Qui le centraline hanno rilevato un vero e proprio allarme smog, complice l’eccessivo utilizzo delle auto, la residua presenza di aree verdi e utilizzo di mezzi pubblici.
C’è però un’anomalia tutta giuglianese perché nella terza città della Campania non risultano centraline di monitoraggio. Tempo fa la qualità dell’aria veniva misurata con una stazione presente in zona Asi, nei pressi dello stir che però ad oggi non risulta più nell’elenco dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.
Già in precedenza risultava completamente scoperto il centro città e altri quartieri che sono perennemente trafficati e ingolfati dalle auto per comprendere la qualità dell’aria e dunque se ci fosse la necessità di adottare iniziative di miglioramento. Ad oggi dunque, nella terza città della Campania, nonché Capitale della Terra dei Fuochi non è dato sapere se ci siano sforamenti di PM10, cioè le polveri sottili presenti nell’aria e nocive per la salute. Un dato fondamentale per decretare eventuali misure di contrasto a smog e inquinamento.







