È una vera e propria svolta giudiziaria quella arrivata ieri dinanzi alla V sezione penale della Corte d’Appello di Napoli, che ha assolto con formula piena Lyudmila Pylypenko. La donna, difesa dall’avvocato Giuliano Russo, per la quale erano state ipotizzate responsabilità nel clan Mallardo, è stata dichiarata innocente “perché il fatto non sussiste”. Contestualmente sono state revocate anche tutte le misure interdittive a suo carico, tra cui l’obbligo di firma e l’obbligo di dimora a Giugliano.
La prima condanna e l’aggravamento in Appello
La vicenda giudiziaria di Pylypenko era iniziata con l’arresto e una successiva condanna in primo grado come concorrente esterna nel clan Mallardo. Secondo l’impostazione accusatoria, la donna avrebbe aiutato il marito Michele Olimpio — allora solo parzialmente libero — nello svolgimento del suo presunto ruolo di vertice dell’organizzazione criminale.
Il processo d’Appello, anziché ridimensionare la sua posizione, l’aveva addirittura aggravata: i giudici avevano infatti ritenuto Pylypenko non più concorrente esterna, ma partecipe dell’associazione camorristica, un salto qualitativo che comportava un livello di responsabilità ben più grave.
L’intervento della Cassazione e l’annullamento del giudizio
A ribaltare il quadro era intervenuta la Corte di Cassazione, che aveva annullato la sentenza di secondo grado. I giudici supremi avevano evidenziato come la Corte d’Appello di Napoli non avesse adeguatamente risposto alle argomentazioni sollevate dalla difesa, ritenute rilevanti e meritevoli di approfondimento. Da qui la decisione di disporre un nuovo processo d’Appello.
È in questo contesto che si è celebrato ieri il nuovo giudizio, conclusosi con una pronuncia sorprendente: assoluzione piena e riconoscimento dell’insussistenza del reato associativo contestato. Con la sentenza, la Corte ha inoltre stabilito la revoca immediata di tutte le misure interdittive, una liberazione totale dopo anni di vincoli e restrizioni.







