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Antimafia, convegno al Jambo di Trentola: white list provinciali per imprese più competitive e trasparenti

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Nel 2024 sono stati emanati 764 provvedimenti interdittivi antimafia, con un aumento del 13,19% rispetto all’anno precedente (675 nel 2023). La Campania guida la classifica nazionale con 241 interdittive, secondo i dati della Direzione Investigativa Antimafia. Un trend in crescita che impone una riflessione su come rafforzare la prevenzione e, allo stesso tempo, favorire la competitività delle imprese sane.

White list provinciali: la chiave per appalti più trasparenti

 

Tra le proposte emerse dal convegno “La prevenzione antimafia tra economia e legalità”, svoltosi al Centro commerciale Jambo di Trentola Ducenta, spicca la promozione delle white list provinciali. Si tratta di elenchi che equivalgono al rilascio dell’informazione antimafia liberatoria e che certificano la piena regolarità delle aziende. «È un modo per rendere le imprese più competitive – ha spiegato uno dei relatori – perché consente a chi opera nella legalità di avere subito accesso ai bandi pubblici, evitando ritardi e lungaggini». Un vantaggio concreto previsto dall’articolo 94 del decreto legislativo 36/2023, che riconosce alle aziende iscritte la possibilità di partecipare agli appalti pubblici senza ulteriori verifiche.

Il convegno al Jambo: legalità e sviluppo economico

 

L’iniziativa, promossa dalla C.I.S. Meridionale e patrocinata dal Ministero dell’Interno, si è tenuta al Centro Jambo, il più grande bene confiscato alla criminalità in Campania.
L’evento ha visto la partecipazione di magistrati, studiosi e rappresentanti istituzionali. I saluti iniziali sono stati affidati al prefetto di Caserta Lucia Volpe e all’amministratore unico Luigi Moscato.

«Il controllo giudiziario – ha dichiarato Francesco Balato, giudice delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – ha aperto la strada alla sostenibilità della prevenzione amministrativa antimafia. Oggi serve però una riflessione seria su come gestire il controllo, con l’obiettivo di liberare le imprese dal condizionamento mafioso». Per Balato, la sfida è coniugare rigore e crescita: «Solo un uso corretto delle misure di prevenzione può garantire una concorrenza leale e tutelare la sana economia».

Di Paolo: “Prevenzione collaborativa per rafforzare il sistema”

 

Anche la giudice del TAR Lombardia, Marilena Di Paolo, ha posto l’accento sulla necessità di rendere il sistema più equo. «L’interdittiva antimafia – ha spiegato – è oggi il provvedimento più temuto dalle imprese, perché può avere effetti devastanti: perdita di contratti, posti di lavoro, danni reputazionali. Ma la prevenzione collaborativa non indebolisce il filtro antimafia, lo rende più forte ed efficace». Secondo la magistrata, occorre distinguere tra chi è strutturalmente infiltrato e chi, pur essendo stato toccato da condizionamenti esterni, sceglie di intraprendere un percorso di legalità. «Offrire una possibilità di riscatto alle imprese che vogliono cambiare – ha concluso – è un modo per rendere il sistema più giusto e per colpire davvero chi inquina l’economia».

Presentato il libro sulle informazioni antimafia

 

Durante il convegno è stato presentato anche il volume “Le informazioni antimafia nei contratti pubblici”, un’analisi approfondita del sistema legislativo curata da Raffaele Carfora, Marilena Di Paolo, Roberto Masi e Danilo Dimatteo, con prefazione di Francesco Caringella, presidente della V Sezione del Consiglio di Stato. A moderare il dibattito è stato Nicola Saldutti, capo redattore Economia del Corriere della Sera.

Legalità come leva di sviluppo

 

Dal Centro Jambo arriva un messaggio chiaro: la legalità non è un ostacolo, ma una condizione di crescita. Rafforzare i controlli, semplificare le procedure e premiare le imprese virtuose significa creare un mercato più competitivo e libero dalle infiltrazioni criminali. Un modello di prevenzione che mette al centro l’impresa sana e il valore della trasparenza.

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