Acerra: guardia giurata aggredita nel pronto soccorso di Villa Dei Fiori

Non si fermano gli episodi di violenza all’interno dei pronto soccorso. L’ultimo, in ordine di tempo, si è registrato la notte scorsa nella clinica Villa dei Fiori di Acerra dove è stato aggredito prima verbalmente e poi fisicamente un addetto alla sicurezza. A denunciarlo, come d’abitudine, la pagina social Nessuno Tocchi Ippocrate.

“Da quanto ci viene raccontato una intera famiglia di Casalnuovo ha forzato la porta del pronto soccorso per accedere ai locali aggredendo verbalmente i sanitari e fisicamente la guardia giurata che ha avuto la peggio – si legge nel post – Alla base di tale gesto sembrerebbe che i parenti di una paziente, giunta in pronto soccorso per dolore toracico, volessero sapere a tutti i costi l’esito dell’elettrocardiogramma”.

Dopo l’aggressione, la guardia giurata si è refertata ed ha dovuto interrompere il servizio. Per calmare gli animi e identificare i responsabili, sono intervenuti gli agenti del commissariato di Acerra.

Stanno facendo intanto il giro del web le immagini del volto tumefatto di Anna Procida, l’infermiera presa a pugni la sera del 3 gennaio nell’ospedale San Leonardo di Castellammare. 

Aggressioni negli ospedali, riunione in prefettura e flashmob dei sindacati

Alla luce dell’ennesimo episodio di violenza ai danni del personale sanitario, la Prefettura di Napoli ha convocato per oggi una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza. Obiettivo: arginare il fenomeno e studiare una strategia per la tutela dell’incolumità fisica di medici e infermieri.

Proprio per le continue aggressioni all’interno dei pronto soccorso, inoltre, la UIL FPL Napoli e Campania ha organizzato una manifestazione di protesta presso i PS delle Asl Na1, Asl Na2, Asl Na3, AORN Cardarelli, Azienda dei colli, Aorn Santobono-Pausilipon il giorno 12 gennaio a partire dalle 11:00. I sindacati chiedono di istituire drappelli di polizia in tutti i pronto soccorso ospedalieri e riaprire i reparti d’emergenza di alcuni ospedali chiusi durante la pandemia per arginare il crescente bisogno assistenziale.

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