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Cava de’ Tirreni, usura ed estorsioni gestite dal carcere: quattro arresti nel clan Zullo

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Anche dal carcere riusciva a imporre il pizzo e a riscuotere vecchi prestiti usurari, servendosi di telefoni cellulari introdotti illegalmente e di complici all’esterno. È questo il dato più inquietante emerso dall’indagine della Polizia di Stato che ha portato all’arresto di quattro persone, accusate di usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso.

Cava de’ Tirreni, usura ed estorsioni gestite dal carcere: quattro arresti nel clan Zullo

 

A finire in manette Vincenzo Zullo, detto ‘o cavallar, già detenuto per altri reati, Michele Memoli, Gerardo Bartiromo e Vicenzo Pellegrino. Al centro dell’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, un esponente di rilievo del clan “Zullo”, già condannato per associazione mafiosa, che dalla sua cella avrebbe continuato a gestire attività criminali nel territorio di Cava de’ Tirreni, intimidendo un commerciante e imponendo tangenti a spacciatori locali.

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Le indagini

 

Le attività investigative – tra intercettazioni, sequestri e perquisizioni – hanno permesso di accertare come l’uomo, sebbene detenuto, mantenesse un ruolo attivo nel clan. Secondo gli inquirenti, avrebbe minacciato un commerciante per ottenere il rimborso di un vecchio prestito a tassi usurari e, allo stesso tempo, avrebbe imposto il pagamento di una “tassa” ai gestori di un’attività di spaccio nella frazione Santa Lucia, grazie all’intermediazione di soggetti esterni incaricati di trasmettere i messaggi e riscuotere il denaro.

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