A 7 mesi dalla scomparsa, sono ormai chiuse le indagini preliminari per l’omicidio di Gianluca Coppola, 27enne originario di Casoria ucciso sotto casa nel tardo pomeriggio dell’8 aprile scorso. Il giovane – incensurato – fu colpito da tre proiettili  al collo e ai polmoni e morì dopo un mese all’ospedale Cardarelli di Napoli. 

A circa 15 giorni dall’agguato, si presentò ai Carabinieri della compagnia Casoria Antonio Felli – anch’egli 27 enne e ora a processo con l’accusa di omicidio. Felli ammise le sue responsabilità e indicò il posto dove aveva nascosto l’arma, poi, in sede di interrogatorio, spiegò che il giorno del raid aveva agito accecato dall’ira, in quanto in precedenza sarebbe stato a sua volta aggredito dalla vittima, convinta che stesse intrattenendo una relazione sentimentale con la sua ex fidanzata. 

Diversi, invece, i fatti dichiarati dai genitori di Gianluca. A parlare è in particolare il padre Roberto che contesta la scelta del Gip di escludere sia i futili e abietti motivi sia l’aggravante mafiosa per una presunta militanza di Felli in ambienti criminali. Secondo Luigi Migliozzi, collaboratore di giustiza del clan Moccia, infatti Felli sarebbe uomo vicino a presunti esponenti della criminalità caivanese. Mentre dal contenuto di alcune intercettazioni emerse in un altro procedimento l’indagato sembrerebbe invece vicino ad ambienti criminali di San Pietro a Patierno. 

«Spero che Felli paghi realmente per quello che ha fatto a mio figlio – scrive Roberto Coppola – La giusta pena è l’ergastolo, lui a noi genitori ha inflitto una pena ben più grave, ci ha condannato per il resto dei nostri giorni a soffrire>>. 

 

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