teleclubitalia awards

Quando abbiamo per la prima volta immaginato gli Awards era solo un modo per ricordare il fondatore di Tele Club Italia, Natale Russo. Giunti alla nostra sesta edizione, le cose sono molto cambiate. Resta la data del 5 febbraio (giorno del suo compleanno) ma l’intento non è più quello di ricordare una persona. Il nostro obiettivo è ricordare a tutti chi siamo.

Se dovessimo stilare una classifica di ciò che i cittadini dell’area Nord hanno perso in questi anni, al primo posto dovremmo di certo porre l’identità. Sono oramai decenni che non sappiamo chi siamo e come definirci. Troppo stretti nei confini dei singoli comuni, troppo larghi nell’essere semplicemente napoletani. Usiamo punti cardinali che non ci indicano la direzione.
Non sappiamo chi siamo e non sappiamo dove andare. Siamo confusi e spaesati in questa dimensione periferica che ci è piombata addosso.
Alla fine spesso ad identificarci sono i problemi più grandi che abbiamo: “Terra dei fuochi” o peggio ancora “Gomorra”.
Gli Awards per noi servono a questo. A dirci chi siamo. A riconoscerci. Non è facile ma è essenziale per una comunità capire chi è.
Riconoscersi significa avere coscienza di sè. Significa darsi degli obiettivi. Significa soprattutto rispettarsi. Negli anni non ci siamo rispettati. Anzi. Ci siamo il più delle volte sminuiti a vicenda. Abbiamo stupidamente creduto che la nostra forza stava nella distruzione dell’altro.
Gli Awards cercano di cambiare questa mentalità. Di far vedere il bello ed il buono di questa terra. Di darle dei punti di forza. Di dimostrare alle persone che fanno bene che sono apprezzate anche qui, a casa loro.
Mio padre mi ripeteva sempre: “Appena sono andato a lavorare via da qui ho smesso di essere Natalino e sono divenuto il Dottore Russo”. Un noto politico della zona venerdì mi ha detto: “Per affermarti davvero devi andare via”. Una cara amica un giorno mi disse: “Di localismo si muore”.
E’ tutto vero ma c’è un’altra strada per non morire nella marginalità. Trasformare il paese in città. Rendere questo territorio qualcosa di più di quello che è oggi. Passare dalla maionese impazzita di mille periferie ad un territorio con una vocazione. Civile ed economica. Per farlo il primo passo è riconoscere il merito.
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