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A Tenerife imprenditori, ad Acerra strozzini. Sono in sei ad essere finiti in manette in seguito alla scoperta di un vasto giro di usura tra Italia e Spagna. Le operazioni sono state condotte in simultanea tra le due nazioni. La polizia spagnola, nell’isola delle canarie, ha arrestato Vincenzo Buonaiuto, che ufficialmente gestisce il «Don Gennaro» un caseificio-salumificio per la vendita al dettaglio. In manette anche la sua compagna Teresa Di Buono e il fidanzato della figlia, Leopoldo Lara.

Arresti Acerra

Contemporaneamente i carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna hanno provveduto ad arrestare, ad Acerra – per detenzione illegale di armi, usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso – la madre di Buonaiuto Carmela Mariniello; Igino Caporale pregiudicato per estorsione; Antonio Cannavacciuolo, che nel territorio acerrano gestisce in società con Buonaiuto un’attività di distribuzione di prodotti caseari ; e Benito Giuseppe Soriano, suocero del capoclan Vincenzo Mariniello, ucciso a colpi di pistola sotto casa sua nel febbraio del 2019.

Il giro di usura, con prestiti che venivano erogati con interessi fino al 120%, è stato scoperto proprio nell’ambito delle indagini sulla morte del boss. Lo stesso Vincenzo Mariniello, secondo gli investigatori, ne sarebbe stato vittima chiedendo una somma di danaro in prestito a tasso molto alto e causando per questo frizioni interne al clan. Non è ancora chiaro però se questo prestito possa eventualmente costituire il movente dell’omicidio. Così come è avvolto nel mistero più fitto l’omicidio di Giuseppe Avventurato, pregiudicato di 48 anni ucciso nel dicembre 2019, pochi mesi dopo e in modalità simili a quelle di Mariniello.

Su entrambi pesano storie familiari tragiche: persero i papà in modo violento, uccisi dai sicari. Gennaro Mariniello fu centrato da un tiratore scelto, nel 2000. Domenico Avventurato fu invece ammazzato nella sua auto nel dicembre del 1988.

Nel gruppo che aveva allestito la fiorente attività casearia internazionale e il parallelo giro usuraio – nel cui cappio erano finiti anche due artigiani di Acerra – non è stato individuato nessun possibile mandante o esecutore del delitto. Anche durante questa indagine il muro di omertà è rimasto intatto: i carabinieri si sono dovuti affidare ai loro strumenti investigativi per ricostruire la vicenda.

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