Braccio di ferro governo-Regioni sulle misure del nuovo Dpcm. I governatori chiedono regole nazionali, mentre Conte punta a stabilire “zone rosse” in base alla diffusione territoriale del virus indicata dall’indice Rt.

Altolà delle Regioni al Governo, De Luca: “No a chiusure locali, siano nazionali”

In Italia la regione più colpita è attualmente la Lombardia con 8.607, seguita poi dalla Campania con 3.860 (i dati sono aggiornati a ieri). Ma il punto è chi debba assumersi la responsabilità di misure così restrittive. “Più ci sono misure nazionali più diamo un senso di uniformità perché sarebbero più facili da spiegare al Paese anche perché la situazione è diffusa in tutto il Paese. Meglio qualche misura più restrittiva oggi per evitare di intervenire ogni settimana”, spiega il governatore emiliano Stefano Bonaccini.

Sulle ipotesi sul tavolo, c’è anche la possibilità di chiudere intere città. Nel mirino ci sono Milano e Napoli ma sia Fontana che De Luca non ne vogliono sapere di dover decidere con propri poteri.

“La logica dei singoli territori non ha senso perché l’epidemia è diffusa. Serve muoversi in maniera unitaria e sono d’accordo con Bonaccini – è l’intervento di De Luca al vertice di ieri – sulla necessità di misure nazionali per dare segno di unità dei livelli istituzionali”. Perché secondo De Luca “differenziazioni territoriali porterebbero a reazioni diverse: in Campania non sarebbero capite e sono improponibili perché i livelli di controllo non esistono”. Secondo il governatore una è una zona rossa per una cittadina di 30-40 mila abitanti, un’altra è per una regione o un capoluogo da un milione di abitanti come Napoli.

“Il 60 per cento dei positivi in Campania sono nell’area metropolitana di Napoli e per questo – spiega sempre De Luca – è stata vietata la mobilità tra comuni ma non ci sono i controlli. Abbiamo alcune zone rosse ma abbiamo deciso con i prefetti di presidiare le zone centrali”, conclude il presidente della Regione Campania.

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