gemelli bari

Tre neonati morti e altri 12 con danni neurologici. I decessi sarebbero stati causati dal Citrobacter, un batterio killer entrato nella Terapia intensiva neonatale e in quella pediatrica dell’ospedale di Borgo Trento, a Verona.

Batterio killer in ospedale: sospetti sulla morte di 3 neonati

E ora si stanno completando le procedure per la chiusura dei due reparti. Secondo quanto spiega Il Fatto Quotidiano, i reparti verranno trasferiti nel blocco centrale della cittadella sanitaria, per permettere la sanificazione degli ambienti.

Oltre al caso di Nina, la neonata morta a sette mesi su cui sta indagando la Procura di Genova, ci sarebbero almeno altri due casi analoghi mentre almeno un’altra dozzina di neonati potrebbero essere stato attaccati dal batterio riportando gravissimi danni neurologici.

Reparti chiusi

Intanto l’Asl afferma che la decisione di chiudere tutto è stata presa a seguito di dodici casi di contagio in contemporanea, di cui però solo uno ha sviluppato un’infezione.

Dopo il caso di Nina, nata a Verona nell’aprile 2019 e deceduta a novembre al Gaslini di Genova, altri genitori però hanno segnalato i casi dei loro bimbi. Si tratta di neonati deceduti nei mesi scorsi con un quadro clinico del tutto simile a quello di Nina. In tutti i casi, i neonati erano nati prematuramente e avevano avuto bisogno di un lungo ricovero in terapia intensiva.

Il caso di Nina

“Ci sono altre famiglie coinvolte. Dopo la morte di mia figlia sono stata contattata da tre mamme. Anche i loro figli hanno avuto infezioni da citrobacter. Poco tempo fa è morto un bambino di sei mesi di Verona. Un altro, nato nello stesso periodo di Nina è in stato vegetativo. Un terzo, che ho visto con i miei occhi in terapia intensiva mentre c’era mia figlia ricoverata, è morto lo scorso luglio”, spiega la mamma di Nina.

“Dobbiamo capire cosa sia successo. Ci sono due forme di contaminazione: verticale, ossia da madre a figlio, e orizzontale, cioè da persona a persona. Stiamo lavorando per capire quale delle due sia intercorsa e se il ceppo che ha colpito i nostri pazienti sia lo stesso”, commenta il direttore dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, Francesco Cobello.

 

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