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Prima di tutto una premessa. In queste settimane avrete letto di decine di studi scientifici. In questo articolo parliamo di uno studio “vero”. Primo perché è stato pubblicato da una rivista di importanza mondiale e secondo perché è stato firmato da autorevoli firme del mondo scientifico. Per chi vuole leggerlo (ovviamente in inglese) questo è il link.

Coronavirus, lo studio sui raggi solari 

Qual è l’oggetto dell’esperimento? Quanto resiste al sole il virus. Il risultato è molto importante perché il coronavirus su materiali non porosi si disattiva dopo pochi minuti esposto ai caldi raggi solari dell’estate. Gli scienziati sostengono questa tesi: sino ad oggi si è sempre ipotizzato che il SARS-Cov-2 poteva resistere anche per giorni su varie superfici. Loro hanno dimostrato che sotto i raggi solari su un pezzo di metallo il virus diventa innocuo dopo poco più di cinque minuti. Ancora è da provare invece quanto può essere trasmesso da persona a persona con condizioni di clima estivo.

Una cosa è certa: il virus per trasmettersi predilige i luoghi chiusi come è successo questa settimana in Germania sia in una chiesa che in un ristorante. La conclusione degli scienziati è chiara: “Il presente studio fornisce la prima prova che la luce solare può inattivare rapidamente SARS-CoV-2 sulle superfici, suggerendo che la persistenza, e quindi il rischio di esposizione, possono variare significativamente tra ambienti interni ed esterni. Inoltre, questi dati indicano che la luce solare naturale può essere efficace come disinfettante per materiali non porosi contaminati.” Il sole quindi, o meglio i raggi ultravioletti, possono essere ritenuti degli sterilizzanti del virus. Passeremo dallo “state a casa” allo “state al sole”? questo è ancora presto per dirlo. Però siamo di certo di fronte ad un dato nuovo dal punto di vista scientifico.

Per chi vuole approfondire l’esperimento questa la sintesi pubblicata: “Precedenti studi hanno dimostrato che il virus SARS-CoV-2 è stabile su superfici per periodi prolungati in condizioni interne. Nel presente studio, la luce solare simulata ha inattivato rapidamente la SARS-CoV-2 sospesa in saliva simulata o terreni di coltura ed essiccata su  acciaio inossidabile. Il 90% del virus infettivo è stato inattivato ogni 6,8 minuti nella saliva simulata e in 14,3 minuti nei terreni di coltura quando esposto alla luce solare simulata rappresentativa del solstizio d’estate a 40 ° N di latitudine al livello del mare in una giornata limpida. Si è verificata anche una significativa inattivazione, sebbene a una velocità inferiore, a livelli di luce solare simulati più bassi.“ 

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