Non parliamo di baby gang ma di ragazzini “normali”. Comitive che dopo due mesi di clausura domestica con telefonini e pc si sono riversate in giro alla ricerca di una disperata libertà.

Da lunedì scorso, complici i controlli sempre meno serrati, hanno occupato piazze e strade ed hanno iniziato a sentirsi i padroni della città: dalle 19 alle 22 non è difficile imbattersi o vedere dai propri balconi assembramenti di adolescenti. Spaparanzati sulle panchine o in giro a frotte. Vagano, eccitati dalla straordinarietà del momento.

E i genitori? Facile parlare! Ma con la paura che lasciarli troppo in casa potrebbe minare per sempre la loro voglia di socialità, a mamme e papà sull’orlo di una crisi di nervi non resta che lasciarli uscire dandogli solo una regola: “indossa la mascherina”.

Quello che però non va assolutamente bene è che la mascherina non è di moda. E perciò nessuno la indossa. Chi lo fa? Uno sfigato che viene ridicolizzato dal bulletto di turno che si sente finalmente in grado di sfidare l’autorità. Una situazione denunciata alla nostra redazione da più mamme e papà che temono per i loro figli. E fanno bene. In Corea del Sud infatti la seconda ondata ha riguardato proprio i ragazzi, contagiati in bar e locali aperti forse prematuramente nella tigre asiatica. Purtroppo l’Italia potrebbe trovarsi nelle stesse condizioni. Sono tanti, troppi, i giovani che non stanno rispettando le norme della fase 2 e questo non è solo un problema sanitario ma di fatto è un’esperienza diseducativa che non gli farà certo bene. Fatto ancora più grave perché le norme in questione sono a vantaggio della comunità: se scoppia qualche nuovo focolaio saranno i loro padri e lo loro madri a finire sul lastrico e i loro nonni e le loro nonne a rimetterci qualcosa in più.

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