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Ben due le proteste che sono state inscenate al carcere di Poggioreale questa notte dopo l’episodio in cui ha tragicamente perso la vita Claudio Volpe, 34 anni, deceduto in circostanze ancora da chiarire dopo aver accusato dolori e febbre alta.

Un sit-in di protesta è stato inscenato all’interno, da parte dei detenuti; il secondo all’esterno, con un gruppo di una trentina di donne – per lo più parenti e congiunti dei carcerati – che hanno bloccato alcuni agenti di polizia penitenziaria al grido di ‘assassini, assassini’. Presente sul posto la moglie di Claudio, Valentina: “Giovedì ho fatto il colloquio e mio marito stava benissimo – spiega la donna -. Poi nessuno mi ha avvisato della sua morte. Sono andata io dai Carabinieri. Mio marito è deceduto dopo essere stato tre giorni a letto. Aveva una febbre di 38 e mezzo. Non si può morire così”.

La donna avrebbe appreso con tre giorni di ritardo del decesso del marito, tramite alcuni familiari di altri detenuti. Un “buco” che adesso i parenti di Claudio vogliono colmare: cosa è successo in quelle ore? Perché Valentina non è stata avvisata in tempo delle condizioni di salute del marito?

Secondo quanto anche confermato dalla Polizia di Stato, i detenuti dei reparti ‘Livornò e ‘Salernò hanno messo in atto una protesta ‘rumorosà battendo oggetti contro le sbarre. All’esterno «un gruppo di circa 30 donne, familiari di detenuti – spiega il Sappe – hanno lanciato bottiglie e pietre sia contro il cancello ed anche all’interno del parcheggio per protesta contro il personale di polizia penitenziaria sequestrando una decina di colleghi all’interno del parcheggio, la macchina di qualche agente è rimasta colpita. Un altro presidio di 8-9 persone erano sedute a terra e una 40 di persone in piedi hanno tentato di bloccare la strada».

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