Condannato a pagare 8 milioni di euro l’ex presidente della regione Antonio Bassolino per danno erariale, in relazione al mancato adempimento di un’intesa del 2002 che prevedeva l’utilizzo di lavoratori socialmente utili per un massiccio piano di bonifiche.

Con Bassolino – coinvolto nella sua veste di commissario straordinario alle bonifiche, incarico ricoperto all’epoca – sono stati condannati anche due ex subcommissari. «Si tratta – commenta Bassolino – di un accordo sottoscritto con i ministeri del Lavoro e dell’Ambiente per l’utilizzazione di Lsu, poi non adeguatamente impiegati, secondo la Corte, per la mancata apertura di discariche. Tutti sanno che ho cercato in tutti i modi di aprirle, contro mille resistenze di tutti i tipi. Anche in questo caso non ho commesso nulla di illecito, come ha già sancito il giudice penale, e i miei avvocati presenteranno subito appello».

La condanna arriva con la lunga e tortuosa vicenda Jacorossi. Sulla vicenda c’era già stata un’indagine penale che si era conclusa con l’archiviazione. Ma, è noto, la magistratura contabile punta ad accertare solo i comportamenti che hanno danneggiato le casse dello Stato. Secondo la ricostruzione del Pm il commissariato alle bonifiche nel 2000 affidò a trattativa diretta alla società Jacorossi la bonifica e rinaturalizzazione dei siti inquinati del litorale Domizio Flegreo e Aversano. La società stipulò con il ministero per i Beni culturali una convenzione stabilizzando 220 Lsu. Nel gennaio del 2001 l’impresa presentò alla Regione un progetto di bonifica e nello stesso anno, il commissariato per i rifiuti e la Regione stipularono una convenzione che prevedeva la stabilizzazione di 300 Lsu e di 35 interni e affidava i lavori di bonifica all’Jacorossi.

Ma l’azienda non possedeva l’attestazione Soa necessaria per realizzare gli interventi, tanto che ha dovuto fare frequente ricorso a competenze esterne. Il contratto vero e proprio si firmò nell’aprile del 2002: prevedeva che la Regione individuasse entro un mese una cava dove mettere in sicurezza i rifiuti speciali ed entro due mesi di un’area per lo stoccaggio temporaneo. Clausole che non furono rispettate per l’indisponibilità da parte dei Comuni interessati. Così i lavori non decollarono e nel 2006 la Jacorossi avviò una procedura di mobilità per i dipendenti che nel frattempo erano diventati 380 e contemporaneamente citò in giudizio la Regione. Si arrivò così a una transazione con la quale l’azienda si impegnava a revocare i licenziamenti e la Regione concedeva un risarcimento di 21 milioni, dava alla Jacorossi l’incarico di individuare i siti e portava l’appalto a 123 milioni dagli iniziali 117. Ma nel 2008 il commissariato contestò nuove inadempienze alla Jacorossi e si rinnovò la richiesta di cassa integrazione per i dipendenti.

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