Cemento e pizzo, il connubio preferito dal clan Mallardo. Stavolta però emerge un particolare: la cosca giuglianese imponeva il pizzo anche a imprese legate ai clan di Casale. Il racket dunque, secondo quanto riferisce il collaboratore di giustizia Pirozzi, non si fermava solo a cittadini o imprenditori della zona. Ma si estendeva anche ad altri clan. Insomma nell’area dei Mallardo chiunque voleva fare affari doveva pagare una tangente.

L’ACCORDO – “Circa i rapporti tra i clan di Casale e il clan Mallardo, ovviamente i …. rispettavano i patti commerciali esistenti tra queste due organizzazioni camorristiche allorquando venivano a realizzare speculazioni nell’area controllata dal clan Mallardo, per cui versavano una quota a Natale, Pasqua e Ferragosto che era stabilito a livello generale proprio dall’accordo”.

IL PREZZARIO ESTORSIVO – Il pentito parla di un vero e proprio prezzario estorsivo:

– se si trattava di appartamento destinato alla vendita venivano corrisposti al clan Mallardo 12.500 euro per ogni appartamento;

– se l’appartamento restava nella disponibilità del costruttore veniva corrisposta una somma forfettaria di 3.000 euro;

– se si trattava di una villetta destinata alla vendita il costruttore versava 30mila euro, trattabili fino a 25mila;

– se invece si trattava di villetta destinata a restare nelle disponibilità del costruttore lo stesso corrispondeva una somma di 7mila euro.

AFFARI IN SOCIETA’ – E ancora continua dicendo: “Le somme corrisposte in base al prezzario estorsivo finivano nelle casse del clan tramite i vari responsabili di zona”. Per quanto riguarda i costruttori che realizzavano speculazioni edilizie in società con esponenti apicali del clan, gli utili della speculazione venivano ripartiti al 50%.

IL DANARO NELLE STECCHE DI SIGARETTE- Pirozzi spiega come avveniva la consegna del danaro. Nell’ordinanza si legge: “Le somme venivano corrisposte in contanti e sistemate o nelle stecche di sigarette semi aperte oppure in buste a sacco chiuse in modo da apparire come documenti. Non era richiesto un taglio particolare salvo le somme che venivano imposte da Francesco Napolitano che pretendeva il taglio da 500 euro perché meno voluminoso” dichiara il collaboratore di giustizia e continua dicendo: “Proprio io facevo da tramite, ovvero mi prendevo lo scomodo di ricevere dagli imprenditori le somme estorsive confezionate e le portavo al reggente di turno del clan”.

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