“Mia figlia 14enne si droga e si vende nei locali di Napoli”. E’ lo sfogo di una nota artista napoletana affidato al quotidiano Il Mattino. Una storia da brividi che presenta un triste spaccato dei giovani nella movida napoletana. Lei, la madre, pur di aiutarla sarebbe anche disposta a rivelare la sua identità, ma per tutelare la ragazzina è stato deciso di restare nell’anonimato.

“Devo salvare mia figlia e non me ne frega niente di far sapere a tutti il dramma che sto vivendo. Anzi, voglio mettere in guardia tanti genitori come me e tanti adolescenti come lei che sta bruciando la sua vita come un cerino: fate attenzione, state alla larga da questo mondo schifoso che adesso ho deciso di denunciare”. Una storia fatta di droghe, alcol e prostituzione minorile. Ma anche di adulti senza scrupoli che per soldi rischiano di far finire giovanissimi in un girone infernale. E’ l’enorme giro d’affari dello ‘sballo’ ai ragazzini. Il Mattino ha pubblicato online una parte dell’intervista alla cantante partenopea.

Come sta Arianna (nome di fantasia)?
«Male. Stanotte manco è tornata. È uscita alle quattro del pomeriggio e si è ripresentata solo adesso che è mezzogiorno. Per la prima volta non sono andata nemmeno a cercarla, credetemi: sono sfinita e dovrei pure lavorare. Non ce la faccio più a passare le notti in giro per i locali notturni della città puntando la luce del cellulare in faccia a tutti i ragazzini che incontro».

Sua figlia ha solo 14 anni, normalmente esce e torna a casa il giorno dopo? 
«Sempre più spesso. E quando torna è talmente stravolta che è impossibile anche parlarle. Sembra uno zombie, è così aggressiva che se mi permetto di contraddirla rischio pure che mi mette le mani addosso».

Dove passa le serate Arianna? Sempre nei locali notturni?
«No, non solo lì. Frequenta anche il centro storico».

Quali zone precisamente?
«Da piazza Bellini a piazza Monteoliveto. E poi la parte di Mezzocannone, nei pressi dell’università Orientale: qui c’è fisso un gruppo di extracomunitari che spaccia droga a tutte le ore. E naturalmente anche qui si beve e si “fuma” senza problemi. Le notti in discoteca però sono le peggiori e le serate techno le più devastanti, succede di tutto. Ho visto su facebook che ce n’è una in programma sabato prossimo, già tremo al pensiero».

Ma lei che cosa ne sa delle serate techno?
«Diciamo che purtroppo le “frequento”. Mi conoscono perfino i buttafuori, quando arrivo all’ingresso dei locali mi accolgono con tutti gli onori “prego, signora si accomodi”. Lo sanno bene che cerco mia figlia, a volte mi aiutano pure. Il primo posto dove vado a vedere se c’è è il bagno».

Perché il bagno?
«È il luogo dove i ragazzi abitualmente cosumano le sostanze, ormai l’ho imparato. Busso a tutte le porte come una pazza, quando finalmente aprono lo spettacolo è agghiacciante. Escono a due, a tre alla volta: stravolti, colorito terreo e sguardo fisso nel vuoto, a stento parlano, fanno paura».

Quali sono le discoteche dove ha visto tutto questo? 
«Quelle sul litorale di Bagnoli, ce ne sono almeno un paio, e dire che pensavo pure che fossero ben frequentate. Una si trova nella zona di Agnano e un’altra nell’area di Quarto, questa però la frequentano d’inverno perché è al chiuso. D’estate vanno tutti nelle discoteche all’aperto, vicino al mare».

Arianna è minorenne, l’ingresso in questi locali non sarebbe vietato fino a 18 anni?
«Sarebbe. Fatto sta che la trovo sempre lì insieme a tanti altri ragazzini come lei. Se è per questo anche la vendita di alcolici non sarebbe consentita ma Arianna me la porto a casa sempre ubriaca. Per non parlare d’altro».

Droga?
«Hai voglia. C’è un giro enorme, spaccio ovunque, i ragazzini sono il primo bersaglio. Sono fragili, si fanno circuire facilmente, gli fanno prendere quello che vogliono. A mia figlia, gli spacciatori, che lei definisce “amici miei”, hanno dato anche precise istruzioni su che cosa rubare a casa».

Come ha fatto a scoprirlo? 
«Ho trovato dei messaggi in cui questa gente le scriveva di prendere la mia giacca di pelle, il vassoio d’argento, per non parlare dei cellulari: gliene avrò comprati una decina, tornava sempre a casa dicendo che lo aveva perso».

 

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