Si toglie la vita con il cordoncino di una tuta. L’ennesima tragedia in carcere è avvenuta a Benevento, durante la notte tra mercoledì e giovedì, nella struttura di contrada Capodimonte. Il resoconto del dramma arriva dal segretario regionale del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), Emilio Fattorello: “Un detenuto ergastolano di 39 anni di origine napoletana, Vincenzo Guerriero, alias ‘o cane, si è tolto la vita impiccandosi nella casa circondariale di Benevento.

L’uomo si è rinchiuso nel bagno e si è legato alle inferriate con il cordoncino di una tuta all’insaputa del compagno di cella. A nulla sono valsi i soccorsi. Ancora una tragedia in carcere – commenta Fattorello – nell’indifferenza del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”.

“È il quarto suicidio in pochi giorni: gli altri tre – gli fa eco Donato Capece, segretario generale del Sappe – si sono verificati a Roma Regina Coeli, Terni e Milano San Vittore. E due poliziotti penitenziari si sono tolti la vita in poche settimane. Questi sono i drammi che vivono le carceri, ma il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria pensano ad altro. Ad esempio, ad aumentare dell’80% lo stipendio dei detenuti che lavorano senza pensare che la Polizia Penitenziaria ha un contratto scaduto da 10 anni”.

Si tratta di un pluripregiudicato di Castellammare ritenuto affiliato al clan D’Alessandro. Scontava una pena all’ergastolo per l’omicidio Scelzo. Scelzo, uscito di galera grazie all’indulto appena due mesi prima della sua esecuzione, passò dal clan d’Alessandro alle fila degli scissionisti che agli inizi degli anni Duemila fecero la guerra. Guerriero era ritenuto la mente di quel delitto ma senza prendervi parte.

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