Una rima non vale una città, siamo nel 2024 basta offendere Napoli

L’ultimo editoriale di Massimo Giannini su La Repubblica ha suscitato nel mio collega Marco Aragno un forte sdegno. Marco ha ragione. Nel tentativo di fare una rima, Giannini ha collegato la sparatoria di Capodanno a Biella con Forcella, il noto e amato quartiere di Napoli. Ha scritto: “Pozzolo, il cowboy per una notte che ha trasformato Biella in Forcella”.

Una rima non vale una città, siamo nel 2024 basta offendere Napoli

Forcella, e Napoli in generale, è molto più del cliché riduttivo e denigratorio dipinto da Giannini. È una zona che, nonostante le sfide, si sta sforzando di rinnovarsi, di offrire nuove prospettive e opportunità ai suoi abitanti. La sua gente, la sua storia, la sua cultura sono tessuti ricchi e complessi che meritano rispetto e comprensione, non derisione e luoghi comuni.

Il commento di Giannini è una caduta di stile che va ben oltre una mera gaffe giornalistica. È un esempio di come il sensazionalismo e la ricerca di un colpo d’effetto possano essere dannosi, perpetuando stereotipi e pregiudizi che molti a Napoli lavorano duramente per superare.

Napoli ha una storia di resilienza, di cultura, di arte e di vita che va celebrata. Ridurla a un’etichetta legata alla criminalità, o peggio ancora condannare un quartiere per i gesti di pochi, non solo è ingiusto, ma mostra una mancanza di comprensione e sensibilità verso tanti napoletani che lì ci vivono e provano a cambiare. Forcella, nonostante i suoi problemi, non merita le offese di nessuno, soprattutto da parte di chi non la conosce e dimostra di non amarla.

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