Frasi cariche di odio, allusioni alla violenza e immagini ritraenti delle armi. E’ questo il profilo Facebook di Francesco Schiattarelli, il 19enne del quartiere San Carlo all’Arena costituitosi per l’omicidio di Francesco Augieri, figlio di un medico locale, 23 anni, accoltellato lo scorso 22 agosto a Diamante, in Calabria.
“Amo La Pace, Ma Se Vuoi L’Inferno Sarò Satana…”, si legge in un post del marzo scorso. Poi il maggio successivo uno scatto che ritrae un giovane Leonardo di Caprio armato di pistola. Pochi giorni dopo un selfie che lo ritrae ironicamente con gli occhi cerchiati da due fuochi (immagine di copertina). E proprio sul profilo si sono scatenati anche i commenti indignati di alcuni utenti. “Devi marcire in galera”, si legge in una scritta. “Ti puzza ancora la bocca di latte”, è il commento di un altro lettore.
Il giovane, sulle cui tracce erano i carabinieri della Compagnia di Scalea, con il coordinamento del Procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, presentava ferite al volto che avvalorano il suo pieno coinvolgimento nella lite nata per futili motivi nelle vie antistanti il centro storico di Diamante. Stando ad una prima ricostruzione, alla base del delitto ci sarebbe stato uno spintone.
Augieri sarebbe intervenuto per difendere un amico. A quel punto sarebbe stato raggiunto da due fendenti alla gola e al petto, che si sono rivelati fatali. Anche il compagno della vittima è rimasto ferito, ma non è deceduto. Dopo l’omicidio, Schiattarelli, già noto alle forze dell’ordine per alcuni precedenti per furto, si è dato alla fuga prima di costituirsi al carcere di Secondigliano accompagnato dal padre.
Lo scorso 22 agosto si sono celebrati i funerali del 23enne. Ad accoglierlo una chiesa gremita di persone e tanti striscioni. “Ci hai lasciato all’improvviso ma il tempo non cancellerà il tuo sorriso”, sono le parole scritte dagli amici su un telo, affisso all’uscita della chiesa della Madonna di Loreto. Le esequie del giovane sono state celebrate da monsignore Salvatore Nunnari, arcivescovo emerito della diocesi, assieme il padre vicario e i sacerdoti delle città di Cosenza e Diamante. “Hai perso la tua vita – ha detto un amico del ragazzo durante la cerimonia religiosa – per difendere un amico”.