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Smantellato il nuovo clan Licciardi: 21 arresti, ricostruita la reggenza dopo la cattura di “Lady Camorra”

Nella notte del 2 dicembre 2025 i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 21 persone ritenute appartenenti – a vario titolo – al clan Licciardi di Secondigliano, uno dei pilastri storici della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, il potente cartello camorristico che unisce le famiglie Licciardi, Contini-Bosti e Mallardo. Diciannove gli indagati finiti in carcere (cinque dei quali già detenuti), mentre per altre due persone sono stati disposti gli arresti domiciliari. Le accuse vanno dall’associazione mafiosa alle estorsioni, dalla ricettazione all’evasione, fino all’accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di detenuti, il tutto aggravato dal metodo mafioso.

Smantellato il nuovo clan Licciardi: 21 arresti, ricostruita la reggenza dopo la cattura di “Lady Camorra”

 

L’indagine – convenzionalmente denominata Malachim – è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e sviluppata tra il 2022 e il 2023 attraverso un massiccio apparato di intercettazioni e attività tecniche. Gli inquirenti hanno ricostruito la riorganizzazione interna del clan dopo l’arresto, nell’agosto 2021, della storica leader Maria Licciardi, e il quasi contestuale ritorno in libertà del suo luogotenente, Paolo Abbatiello, individuato come nuovo reggente della famiglia criminale.

La nuova cupola dei Licciardi

 

Nel corso dell’inchiesta emerge il ruolo chiave di Abbatiello, che avrebbe assunto la direzione del clan coordinando una rete di affiliati fidati. Tra questi, gli investigatori indicano figure come Luigi Esposito – già legato ai vertici del gruppo – e il nipote di Abbatiello, Salvatore Sapio, ritenuto un braccio operativo di assoluta fiducia. A Esposito e Sapio sarebbero state affidate varie estorsioni, talvolta condotte insieme alle compagne, incarichi ricevuti anche su richiesta di soggetti terzi che si rivolgevano al clan per recuperare crediti in modo illecito, sfruttandone la forza intimidatrice. Una parte consistente dell’inchiesta prende avvio dal monitoraggio del gruppo “abbasc Miano”, capeggiato da Matteo Balzano – oggi detenuto – e da tempo attivo nell’area di Miano e del Rione Don Guanella. La convivenza tra questo gruppo e i Licciardi avrebbe prodotto un delicato equilibrio criminale che gli inquirenti sono riusciti a delineare attraverso intercettazioni e pedinamenti.

Le estorsioni e il controllo del territorio

 

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il clan avrebbe continuato a imporre estorsioni a commercianti, truffatori informatici – dai quali pretendeva una quota dei proventi illeciti – e persino a un’occupante abusiva di un alloggio popolare, costretta a pagare 16mila euro per poter continuare ad abitare nella casa. Un’ulteriore conferma del radicamento del clan sul territorio e della sua capacità di imporre regole e “tasse” criminali in diversi settori.

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Le indagini hanno inoltre fotografato la rete di rapporti che i Licciardi mantengono con gruppi satelliti attivi nei quartieri occidentali di Napoli – come i Sorianiello, i Baratto-Esposito e i gruppi Esposito e Giannelli di Bagnoli – e con clan storici del panorama cittadino e provinciale, tra cui i Mazzarella, gli Amato-Pagano e le famiglie attive nell’area nolana.

Una conversazione che svela le alleanze

 

Uno dei passaggi più significativi dell’indagine risale al marzo 2021, quando una conversazione captata dagli investigatori ha messo in luce l’intenso dialogo tra i vertici dei Sorianiello e Luigi Esposito, individuato come emissario dei Licciardi. Il colloquio riguardava un’aggressione subita da un parente di un esponente vicino alla famiglia Licciardi e ha confermato, secondo gli inquirenti, la solidità del legame criminale tra i due gruppi.

Perquisizioni a tappeto

 

Contestualmente agli arresti, i Carabinieri hanno eseguito numerose perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di altri indagati ancora in libertà. Obiettivo: recuperare ulteriori elementi utili a completare il quadro investigativo e a risalire alla rete di interessi illeciti che ruotava intorno alla rinnovata reggenza del clan.

L’operazione Malachim rappresenta, secondo gli inquirenti, un nuovo colpo ai vertici dell’Alleanza di Secondigliano, confermando tuttavia anche la capacità del cartello criminale di rigenerarsi e mantenere saldo il controllo del territorio nonostante arresti e decapitazioni periodiche.

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