Otto persone sono state arrestate nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. L’ordinanza cautelare, emessa dal Gip del Tribunale partenopeo ed eseguita dalla Squadra Mobile, riguarda soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, di reati gravi tra cui associazione di stampo mafioso, omicidio, occultamento di cadavere, traffico e spaccio di stupefacenti, detenzione abusiva di armi, estorsione, favoreggiamento, riciclaggio e ricettazione.
Secondigliano, ucciso e gettato in un bagagliaio perché tradì il clan: otto arresti di camorra
Le indagini si sono concentrate sugli equilibri criminali nel quartiere di Secondigliano, roccaforte dell’Alleanza di Secondigliano, potente cartello camorristico guidato dalle famiglie Licciardi, Contini e Mallardo. In particolare, le attenzioni investigative si sono focalizzate sul gruppo del Rione Don Guanella, articolazione del clan Licciardi, diretto da Antonio Bruno.
Un elemento centrale dell’inchiesta è stato l’omicidio di Domenico Gargiulo, noto come “Sic e Penniell”, affiliato al clan Sautto-Ciccarelli di Caivano, freddato con un colpo d’arma da fuoco alla nuca nel settembre 2019. Il corpo fu occultato nel bagagliaio di un’auto rubata, rinvenuta l’8 settembre 2019 nel Rione Don Guanella. Secondo quanto reso noto dal procuratore Nicola Gratteri, le indagini hanno identificato mandanti, esecutori e movente del delitto. Gargiulo, inizialmente legato al clan Abbinante nella zona di Monterosa, aveva successivamente aderito al clan Marino, alleato con la Vanella-Grassi, nel pieno della terza faida di Scampia (2011-2012). Proprio in quel contesto, fu bersaglio di almeno due agguati da parte del cartello Abbinante-Abete-Notturno.
Anche una vittima innocente
Il 15 ottobre 2012, un errore dei sicari portò all’uccisione di Pasquale Romano, vittima innocente completamente estranea alla criminalità organizzata. Meno di un mese dopo, Gargiulo scampò a un altro attentato a causa di un malfunzionamento dell’arma utilizzata dai killer. Il movente dell’omicidio del 2019 si inserisce in un contesto di vendette incrociate e alleanze trasversali tra clan rivali, diventati poi collaborativi per finalità comuni di controllo del territorio e di vendetta: in particolare per la condanna all’ergastolo di Salvatore Baldassarre, nipote del boss Antonio Abbinante, ritenuto responsabile dell’omicidio di Pasquale Romano e del tentato omicidio dello stesso Gargiulo. L’operazione rappresenta un duro colpo alle dinamiche di potere dell’Alleanza di Secondigliano e alla sua rete di affari illeciti radicata nei quartieri di Napoli Nord.