Nel quartiere dove la piccola di 8 mesi è cresciuta, a Sant’Egidio del Monte Albino, sono tutti sconvolti. Ma tutti, ammettono, sapevano degli episodi di violenza tra le mura domestiche.
Sapevano i vicini. E ora raccontano che il papà della bimba, morta per cause ancora da chiarire all’ospedale di Nocera Inferiore, aveva un passato con problemi di tossicodipendenza, da poco scappato da una comunità, e sapevano che aveva anche precedenti.
E non solo. Nel quartiere, come riporta Il Mattino, gli abitanti del quartiere erano a conoscenza che la mamma della piccola veniva picchiata anche se lei non aveva mai presentato nessuna denuncia.
Le liti i vicini le sentivano così come sentivano spesso, i bimbi piangere. La bambina aveva anche un fratellino, di circa due anni, ed ora tutti si chiedono quale sia il suo destino. In un negozio poco distante ammettono: “Certo che sapevamo che la famiglia aveva problemi e lo sapeva anche il Comune ma nessuno avrebbe mai immaginato che si fosse arrivati a questo punto”.
Il Comune aveva già ricevuto segnalazioni
La famiglia della bimba era già “attenzionata dai servizi sociali”, come conferma il sindaco di Sant’Egidio, Nunzio Carpentieri. “I nostri servizi sociali avevano ricevuto alcune segnalazioni in merito alla famiglia della piccola e a quanto ci risulta, avevano anche effettuato delle visite – riferisce il primo cittadino -. Sto per incontrare gli addetti dei servizi sociali per capire cosa è stato fatto e quali erano le problematiche relative a quella famiglia. Di sicuro è un fatto sconvolgente ed è altrettanto certo che qualcosa non ha funzionato. Ora cercherò di capire cosa. La famiglia della piccola viveva nel nostro Comune da qualche anno, li ho sposati proprio io”.
Il papà della piccola morta la scorsa notte nel Salernitano aveva lasciato poco tempo fa una comunità dove era in cura per problemi di tossicodipendenza e il Comune di Sant’Egidio del Monte Albino, anche su disposizione della procura di Nocera Inferiore, aveva attivato dai primi giorni di giugno una sorta di “monitoraggio” della famiglia per cercare di capire quale provvedimento dovesse essere e messo in atto a tutela proprio dei bambini.