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Napoli. Racket per i lavori alle Universiadi. La Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Napoli, nei confront di due persone. Si tratta di Salvatore Belpasso, classe 1977, e Antonio Assante, classe ’70.Entrambi sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione e, in concorso, di violenza privata.

Racket per i lavori alle Universiadi: le indagini

L’attività d’indagine ha preso le mosse dalla denuncia presentata nel mese di maggio dal procuratore di una società appaltatrice dei lavori di ristrutturazione, da eseguire in occasione delle Universiadi di Napoli 2019, del complesso sportivo Palavesuvio di Ponticelli. Il rappresentante legale ha riferito che presso il cantiere si erano presentati due soggetti che avevano intimato agli operai di sospendere i lavori e di versare una somma di danaro non quantificata.

Le indagini coordinate dalla D.D.A di Napoli e condotte dalla Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata hanno permesso di individuare in ASSANTE Antonio e BELPASSO Salvatore Giovanni gli autori dell’episodio.

Ad entrambi è stato contestato il reato di violenza privata, con l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi della loro appartenenza al clan Aprea – De Luca Bossa – Minichini, operante nei quartieri di Barra, San Giovanni a Teduccio e Ponticelli e di avere agito al fine di favorire l’organizzazione camorristica.

Il quadro indiziario

Le attività investigative, inoltre, hanno consentito di acquisire univoci e concordanti elementi di responsabilità a carico di BELPASSO Salvatore in ordine ad un tentativo di estorsione ai danni di due società consorziate appaltatrici dei lavori di rifacimento delle coperture e di rimozione dell’amianto sul cantiere “Eav” (ex circumvesuviana) di Ponticelli, denunciato dagli amministratori delle società.

Con riferimento a tale episodio le indagini hanno consentito di accertare che un individuo, cioè Belpasso, in data 6 e 7 maggio 2019 si era presentato presso un cantiere delle società nel quartiere Ponticelli ed aveva intimato al capocantiere di riferire ai responsabili della ditta di presentarsi “agli amici di Barra”.

 

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