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Ha 40 anni ed è in isolamento. E’ il primo paziente campano affetto da vaiolo delle scimmie. Un caso che ha destato subito preoccupazione e generato allarme a Napoli e provincia per una malattia che si sta rapidamente diffondendo sottotraccia anche alle nostre latitudini.

Pozzuoli, 40enne affetto da vaiolo delle scimmie: i sintomi

L’uomo è arrivato ieri al pronto soccorso dell’ospedale Cotugno di Napoli dopo aver accusato degli strani sintomi che gli avevano fatto pensare a una varicella. Aveva delle vescicole sul cuoio capelluto, febbre alta, a più di 38, e un fastidioso mal di testa (cefalea) che non lo faceva dormire. Il paziente “0” in Campania però non aveva fatto di recente nessun viaggio all’estero, nessun contatto sospetto recente. Come abbia contratto la malattia ad oggi resta un mistero. Sta di fatto che il professionista, 40 anni, dopo aver scoperto i sintomi, ha deciso di andare all’ospedale dei Colli per un controllo.

Lì, tra le mura del nosocomio partenopeo, è arriva il verdetto: positivo per MonkeyPox. A dare ulteriore conferma della positività al vaiolo delle scimmie anche i risultati arrivati dall’ospedale Spallanzani di Roma, punto di riferimento in Italia per le malattie infettive. Dopo il responso del centro di analisi la decisione di ricoverarlo in un reparto ad alto isolamento sotto la direzione del professor Alessandro Perrella che dirige l’unità di malattie infettive emergenti. Il paziente 40enne non versa in gravi condizioni. E’ attualmente sottoposto dallo staff medico del Cotugno a terapia con antivirali e sintomatici.

L’allarme dell’Oms

Preoccupazione è arrivata anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la circolazione del nuovo virus. «L’Europa rimane l’epicentro dell’escalation dell’epidemia di vaiolo delle scimmie (Monkeypox) con 25 paesi che segnalano più di 1500 casi, ovvero l’85% del totale globale. L’entità di questo focolaio rappresenta un rischio reale: più a lungo circola il virus, più estenderà la sua portata e più forte diventerà il punto d’appoggio della malattia nei paesi non endemici», ha dichiarato il direttore regionale dell’Oms Europa, Henri P. Kluge, che ha aggiunto: «I governi, i partner sanitari e la società civile devono agire con urgenza e insieme per controllare questo focolai».

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