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Omicidio Mergellina, il capo della Mobile: “Killer ha sparato tra la folla”

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Prima avrebbe sparato in aria, poi ad altezza uomo verso uno dei rivali. I proiettili esplosi da Valda però avrebbero raggiunto al petto Francesco Pio Maimone che era seduto ai tavolini degli chalet, presenti sul lungomare di Napoli, insieme ad alcuni amici intenti a mangiare delle noccioline. È questa l’ipotesi su cui la Squadra Mobile di Napoli sta indagando, dopo aver eseguito ieri pomeriggio il decreto di fermo nei confronti del presunto assassino, residente a Barra.

Omicidio Mergellina, il capo della Mobile: “Killer ha sparato tra la folla”

A fornire questa ricostruzione agli organi di stampa è il capo della Squadra Mobile di Napoli, Alfredo Fabbrocini, che stamattina ha incontrato i giornalisti per fare il punto sull’omicidio del 18enne. L’autore del reato viene da una famiglia mafiosa – ha sottolineato Fabbrocini – e ci sono elementi che possono ricondurre queste dinamiche a un contesto di criminalità organizzata”.

Secondo quanto ricostruito, la rissa sarebbe scoppiata tra due gruppi di giovanissimi, originari dei quartieri Barra e Rione Traiano, per una scarpa sporcata inavvertitamente da un cocktail o da un piede che l’aveva calpestata. Dalle parole si è passato subito ai fatti. Il 19enne ha estratto una pistola, detenuta illegalmente e non ancora trovata, poi ha aperto il fuoco prima in aria, poi verso la folla con l’obiettivo di ferire qualcuno.

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Il caso, però, ha voluto che il 18enne si trovasse sulla traiettoria dei proiettili. E così Francesco Pio è stato colpito al petto mentre era in compagnia di amici. Il 19enne, omonimo della vittima, si è allontanato immediatamente dal luogo del delitto, tornando nel suo quartiere accompagnato in auto da una persona a lui vicina. Fino a quando non è stato rintracciato dai poliziotti.

Fabbrocini: “Tanta omertà, anche tra i giovani”

Nel corso della conferenza stampa, Fabbrocini ha parlato anche di tanta omertà “tra i giovani presenti pochissima collaborazione. Anche testimoni amici della vittima non hanno collaborato”.

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