norina uccisa amante del boss falso

E’ un pettegolezzo che circola con insistenza tra Melito, Secondigliano e Scampia. Passa di bocca in bocca, di balcone in balcone, quasi a giustificare l’atroce femminicidio di Norina Matuozzo, la 33enne uccisa a colpi di pistola dal marito Salvatore Tamburrino lo scorso 2 marzo in via Papa Giovanni XXIII: Norina era l’amante del boss, Marco Di Lauro, e per questo sarebbe stata uccisa in preda a un raptus di gelosia.

La macchina del fango è partita, alimentata dalle malelingue e probabilmente da una campagna di disinformazione che porta il marchio della camorra: la vittima va delegittimata per riabilitare la figura del carnefice, in questo caso il marito, reo confesso. E’ un meccanismo noto, sperimentato già in passato con altri delitti in cui fosse coinvolta la criminalità organizzata. Sorte simile capitò ad esempio a Don Peppe Piana, il parroco anti-camorra trucidato dai Casalesi, ma accusato, subito dopo la morte, di aver avuto delle amanti e di aver intrattenuto rapporti con la donna sbagliata.

Con Norina si assiste a una dinamica simile che vuole giustificare agli occhi della gente un femminicidio senza altri retroscena che non sia quello di un amore malato. “Tutta Secondigliano lo sta dicendo. Sarebbe stata ammazzata perché era l’amante di Di Lauro – affermano a Teleclubitalia le zie della vittima, che si incaricano di smentire il pettegolezzo – Non è giusto per mia nipote, per la fine che le è stata fatta fare”.

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