meloni caivano

È successo di nuovo. L’area Nord protagonista. Come al solito in negativo. È toccato al Parco Verde. La storia di due ragazzine violate a più riprese da un gruppo di coetanei, amplificata dal grido di dolore di Don Patriciello, è divenuta “la notizia” per tutta la settimana. Un’eco tanto forte da richiamare a Caivano, in una giornata di fine estate, anche il Premier.

Giorgia Meloni ha promesso di “bonificare” l’area e di rendere “Parco Verde” un modello di riscatto per i quartieri ghetto di tutta Italia.

Questa storia ci porta a tre riflessioni.

La prima. Don Patriciello ha ottenuto ciò che nessuno era riuscito a fare: portare nell’area Nord mezzo Governo. Senza la sua capacità di racconto e senza le sue pagine social tutto questo non sarebbe avvenuto. Ci voleva un prete giornalista per smuovere qualcosa. Era necessaria l’ennesima tragedia minorile per portare attenzione sulla piazza di spaccio più grande d’Europa. A Caivano giovedì la politica ha sfiduciato nuovamente se stessa, dimostrando ancora una volta di essere sul pezzo solo quando sono altri a richiamare l’attenzione.

Qui tutti gli editoriali del direttore Giovanni Francesco Russo

Il secondo tema riguarda l’area Nord. Caivano è ridotta in questo stato perché negli anni sono mancati i mezzi e le risorse. Caivano si è vista piovere addosso le questioni che Napoli non ha saputo e voluto risolvere. Rifiuti e terremotati. Come può un comune di 37mila abitanti e 28kmq funzionare con dieci vigili? Questioni del genere le troviamo in ogni municipio dell’Area Nord. Giovedì i nostri amministratori potevano essere più reattivi e presentare a Meloni un dossier su quanto accade qui: sui nodi irrisolti delle bonifiche, sul fatto che senza un piano di assunzioni straordinario i nostri comuni non vanno da nessuna parte: perché manca il personale per tutto. Era l’occassione per fare rete e spiegare che Caivano fa rima con Qualiano, Giugliano, Arzano e Grumo Nevano. Così come con tutti gli altri comuni dell’hinterland napoletano. Persa.

La terza questione riguarda i nostri ragazzi, c’è un uso smodato dei social e dei telefonini, già da bambini. La vicenda delle ragazzine pare sia iniziata con dei video di autoerotismo inviati dalla dodicenne. C’è bisogno di una normativa più stringente e di una educazione digitale più seria: per adulti e giovanissimi. Dal sessantenne che minaccia di morte Meloni in un commento su fb (senza rendersi conto di commettere un grave reato) alla ragazzina di Caivano che manda i propri video intimi in giro.

Il tema del tempo prolungato a scuola, sopratutto nei quartieri di periferia è non più rimandabile. Le scuole devono avere più personale ed essere aperte anche di pomeriggio. Offrire oltre alla didattica, le attività sportive e culturali che mancano.

È l’unica strada per togliere i ragazzi dalla strada.

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