periferie

Il prefetto Piantedosi, nuovo ministro degli Interni, ha convocato già una riunione per l’ordine pubblico a Napoli e Milano. Oggi parlando in una intervista al Messaggero ha posto l’accento sul rapporto tra “degrado e fenomeni criminali”.

Da oltre vent’anni, da quando insomma l’area Nord, Giugliano in testa, è divenuta una enorme periferia alle porte di Napoli, non siamo stati in grado di capire cosa ci è successo. Come se vivere nell’incubo che ci è capitato ci avesse tolto la capacità di analizzarlo.

Da noi è in atto dal terremoto dell’Ottanta ad oggi una metamorfosi delle nostre realtà da città di provincia a periferia.

La differenza, come ho già scritto, è che spesso le periferie sorgono sul nulla. Da noi sono sorte inglobando dei vecchi centri agricoli e rurali.

Questo fenomeno non è capitato solo a Napoli, è successo ovunque in Europa e in Italia. Le grandi aree urbane crescono ed hanno bisogno di spazio. Inglobano così tutto ciò che hanno intorno. Inghiottendolo.

Quello che succede vale per tutti: si perde identità, cresce il disagio sociale. In un mondo normale, l’arrivo della città in campagna dovrebbe dare da un lato cemento e dall’altro però più servizi, trasporti, strutture. Attenzione delle Istituzioni.

Da noi no. Perché da noi l’espansione di Napoli è stata lasciata in mano alla camorra che con i suoi metodi spiccioli ha risolto per anni i due problemi più complessi: nuove case e nuovi spazi per i rifiuti.

Sono decenni che l’area Nord diventa più grande senza mai crescere. Mischiando in una maionese urbana qualsiasi cosa. Industria e palazzi, campi coltivati e discariche. Senza nessuno che pensi a cosa fare per avere uno sviluppo non sostenibile ma almeno sopportabile.

Pensate a Giugliano, la città più grande dell’area Nord. Non ha un piano regolatore dal 1985. La città dove Napoli doveva immaginare il suo sviluppo non ha un piano da quarant’anni. Semplicemente assurdo. Tutto ciò a vantaggio della criminalità organizzata.

Nelle nostre condizioni, chi più e chi meno, vive un decimo della popolazione italiana.

È il momento di affrontare questa sfida. Lo deve fare il nuovo governo, può essere una battaglia delle opposizioni. Partendo certo dalla sicurezza ma andando oltre. È chiaro a tutti che queste zone non possono più essere amministrate da comuni che non hanno la forza di dirigere il traffico. Figuriamoci innestare processi di rigenerazione urbana. Le città metropolitane hanno fallito il loro compito, il comune di Napoli che arriva al massimo fino a Scampia è un’entità al di fuori dalla storia.

C’è bisogno di nuovi strumenti politici e amministrativi per gestire il cambiamento. I nostri sono fermi alla seconda guerra mondiale. Mentre tutto intorno a noi è evoluto.

Ci vuole coraggio. Perché l’Italia cambia non solo se sconfigge degrado e periferie ma se la smette di lasciare in mano a camorra e mafia interi pezzi di città.

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