Logoteleclubitalia

Il potere del clan Mallardo a Licola, titolare di una pizzeria picchiato: “Quando li picchi, si affezionano”

Estorsione sui cantieri, cavalli di ritorno, usura. Erano molteplici le attività illegali su cui si investivano gli uomini del clan Mallardo tra Licola, Varcaturo e Lago Patria. Il ramo “costiero” della cosca giuglianese faceva affidamento su Gennaro Trambarulo (ora in carcere), originario di Napoli ma legato all’Alleanza di Secondigliano e referente dei “Carlantonio” sul litorale.  È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare che ha portato cinque persone in manette: Carmine Cerqua, Roberto Corona, Alfredo Lama e Gennaro Ronga.

Il potere del clan Mallardo a Licola, titolare di una pizzeria picchiato

 

Tra gli episodi contestati c’è anche un insolito lavoro di intermediazione tra due fratelli in guerra per un debito di 50mila euro che il primo ha contratto nei confronti del secondo. Il fratello creditore chiede l’aiuto di Emanuele Piscopo, Pietro Tortorelli (nipote di Trambarulo) e Gennaro Ronga. I primi due risultano, al momento, solo indagati. Sono le intercettazioni della Procura a ricostruire l’episodio. E anche se si tratta di un debito che non li riguarda, i tre affiliati sanno bene che c’è sempre da guadagnare. Il loro obiettivo, nella querelle familiare, sarebbe quello di prestare i soldi al fratello debitore a titolo di prestito usuraio, così da lucrare sui ricchi tassi di interesse.

Le cose, però, non vanno come devono. I due fratelli vengono alle mani. C’è persino la paura che uno dei due spari all’altro. Il fratello debitore riceve ad ogni modo una lezione e viene brutalmente picchiato dagli emissari del clan. Ma pure l’altro germano, quello che ha chiesto l’intervento della cosca, finisce nel mirino dei criminali. “Manca di rispetto” in tre circostanze e merita una lezione a suon di cazzotti.

Banner Union2 Sito

Lezione a suon di botte: “Quando li picchi, si affezionano”

 

Nel novembre 2023, Piscopo, Tortorelli e Ronga si rendono così protagonisti di un episodio surreale. È sabato. I tre si recano presso la pizzeria/polleria di Licola di cui l’uomo è titolare, abbassano la serranda e cacciano via tutti i dipendenti. “Il locale deve stare chiuso”, intimano. È la ritorsione per far capire chi comanda. La vittima non ci sta: “Non posso chiudere, è sabato. Piuttosto sparami”. Alla fine si trova un accomodamento: i camorristi ritirano seduta stante 7500 euro. Il debito in ballo – 50mila euro – non è saldato e non ci sono interessi su cui lucrare, ma nel frattempo c’è un primo guadagno da incassare per il “disturbo” che il clan si è preso.

Ad avere la peggio, in questa situazione, è proprio il fratello “creditore”, titolare dell’attività commerciale che aveva chiesto l’aiuto della criminalità organizzata: non solo infatti non riceve indietro la somma prestata al parente, ma viene persino picchiato. Un’intercettazione di qualche giorno capta una conversazione tra Piscopo e Tortorelli. Lezioni di camorra. Il primo dice al secondo che la vittima ha compreso il rispetto che doveva portare solo dopo le “mazzate” che ha preso: “Quando li picchi si affezionano. Le persone prima le devi picchiare e poi ci devi ragionare”.

porcelli mobile

Ti potrebbe interessare

Torna in alto