I messaggi di sostegno della sorella di Valda: lei e la nonna aiutarono il killer di Maimone

“Brindate ora perché quando arriverà il nostro momento, ci bagneremo di champagne. Vi aspetto fino alla morte”. Così scriveva in un post pubblicato sui social Giusy Valda, sorella dell’assassino reo confesso di Francesco Pio Maimone, arrestata ieri mattina in un’operazione condotta dalla Squadra Mobile e che la vede, insieme ad altri 6 soggetti, tra i fiancheggiatori di Francesco Pio Valda. La giovane, insieme alla nonna Giuseppina Niglio, 74 anni, e lo zio Giuseppe Perna (anche loro arrestati), avrebbe aiutato il fratello  – questa l’accusa – a guadagnarsi la fuga, dopo che questi aveva sparato e ucciso a Mergellina il 18enne di Pianura.

I messaggi di sostegno della sorella di Valda: lei e la nonna aiutarono il killer di Maimone

Chi ferisce non merita perdono, chi merita bontà, e chi tradisce non merita pietà”, è un’altra frase postata da Giusy Valda su Instagram nei giorni che precedono il suo arresto, in cui fa riferimento alla detenzione del fratello Francesco Pio. Fasi come queste, che inneggiano alla criminalità e alla malavita, si ripetono come mantra sui social della ragazza, spesso accompagnate da catene (che simboleggiano il carcere), pistole e anche da foto che la ritraggono abbracciata a Valda. Insomma, messaggi di incoraggiamento sia all’assassino che anche ai suoi complici. Post e video che intimano a non mollare, a tenere duro.

Alle presunte critiche che avrebbe ricevuto sui social, lei – poco più che ventenne – rispondeva sfrontata così: “A voi vi ha rovinato: il Capo dei capi; Mare fuori; e la musica che ascoltate. Ma principalmente la bocca”. Oppure: “Ti insegnerò il valore e il significato di un silenzio, che piomba nel posto giusto al momento giusto”. 

I reati contestati

Alla fine lei e i suoi familiari hanno dovuto farci i conti con quel silenzio. Lei e la nonna – che, secondo le indagini, infilò la pistola, ancora non trovata, nel water per nasconderla ai poliziotti – sono finite ai domiciliari perché accusate di favoreggiamento. In particolare, a Giusy Valda – insieme ad altri indagati – le viene contestato di aver fornito al killer di Maimone tutta l’assistenza possibile per consentirgli di scappare e di disfarsi dell’arma da fuoco. Di favoreggiamento è accusato anche lo zio, Giuseppe Perna, ma per lui si sono aperte le porte del carcere, e la cugina Alessandra Clemente (ai domiciliari). Gli altri indagati, invece, sono tutti amici del pistolero. 

Una rete di sostegno – basata su profondi e solidi legami con familiari e amici – che ha permesso a Valda, in una prima fase, di risultare irreperibile alle forze dell’ordine. Subito dopo l’omicidio, il giovane killer, che dormiva placidamente a casa della nonna a Barra, fu informato da un amico delle indagini e della necessità di scappare in un luogo sicuro e di liberarsi subito della pistola. La stessa rete che, grazie alle indagini e alle intercettazioni, è andatasi sgretolando e che ha messo in luce i retroscena, finora nascosti, di ciò che è successo poche ore il tragico delitto.

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