Per quattro anni avrebbe pagato il pizzo, tre volte l’anno, per un totale di 6mila euro annuali. Un “abbonamento” criminale da 2mila euro a Pasqua, 2mila a Natale e 2mila ad agosto, imposto con minacce e intimidazioni dal clan Orefice.
Frattamaggiore, pizzo da 4 anni in tre rate, a Natale, Pasqua e Ferragosto: 6 arresti
A spezzare il silenzio è stato un barista di piazza Risorgimento a Frattamaggiore che, stanco di subire, ha trovato il coraggio di denunciare alla polizia. Da quella segnalazione è partita un’indagine che ieri, mercoledì 13 agosto, ha portato a sei ordinanze di custodia cautelare in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso, firmate dal gip Isabella Iaselli.
Nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia il gruppo facente capo a Michele Orefice, detto “’o nir”, ritenuto referente a Frattamaggiore e nei comuni limitrofi di un’articolazione camorristica guidata da Francesco Pezzella.

In cella sono finiti Pasquale Pezzullo, 31 anni, e Carlo Vitale, 21 anni, entrambi di Frattamaggiore, e Domenico D’Antò, 20 anni, di Caivano. Altre tre ordinanze sono state notificate in carcere: a Michele Orefice, 46 anni, detenuto a Tolmezzo; al figlio Luigi, 20 anni, recluso a Viterbo; e a Salvatore Attanasio, 40 anni, a Poggioreale. Luigi Orefice, arrestato a fine giugno in un blitz anticamorra, è coinvolto anche nel tentato omicidio del pescivendolo-tiktoker Luca Di Stefano.
Le minacce e la pistola
Secondo le indagini, nell’agosto 2025 Pezzullo e Vitale si sarebbero presentati al bar pretendendo la “rata” del mese, fissando come scadenza il 28. Alla risposta del commerciante, che lamentava problemi economici e diceva di aver già parlato con Luigi Orefice, Pezzullo avrebbe replicato con tono minaccioso: «Parli di problemi creati da noi? Parli di minacce? Luigi ormai sta in galera e ci deve restare per almeno dieci anni… stai tranquillo, ci rivediamo il 28».
Un altro episodio, legato alla Pasqua 2025, vede Luigi Orefice mostrare alla vittima una pistola custodita nel borsello e scandire: «Apposto!… allora prenditene le conseguenze!». La consegna di 500 euro, in quell’occasione, non sarebbe avvenuta solo per cause indipendenti dalla volontà degli estorsori.