Il tatticismo visto in questi giorni è esasperante. C’è un rincorrersi che sta confondendo elettori e militanti. Grillo dice no al PD, il PD gioca a intercettare voti per cercare di formare un governo e avere la fiducia, il PDL si dimostra ancora ambiguo ma parla di “governabilità” del paese.
Tutto ciò mentre l’Istat segnala che la disoccupazione ha raggiunto livelli record e che il debito continua a crescere.
Una partita a scacchi che si trova a vivere uno stallo dal quale, almeno fino al giorno delle consultazioni, difficilmente riusciremo a capire nella sua interezza, e con molta probabilità porterà ad una situazione ancora più complessa e difficile da sciogliere. Il Presidente della Repubblica ha, salvo sue dimissioni, un compito non solo costituzionale, ma anche e soprattutto politico, visto che senza una direzione chiara su quali siano i rapporti tra le forze elette sarebbe inutile tenere su un esecutivo.
Intanto in questa settimana Grillo e, proprio ieri, Casaleggio hanno ribadito che non voteranno la fiducia ad un governo PD+Sel. Il loro ed unico scopo è avere un mandato che dia l’esecutivo al M5S e che gli altri votino la fiducia su punti politici precisi, poi a lavoro concluso possiamo andare tutti di nuovo alle urne.
Paradossalmente mi sembra l’unica soluzione all’orizzonte. Fino al giorno delle elezioni Grillo e Casaleggio continueranno a segnalare sul loro blog la linea del movimento, e credo che tranne questa opzione non ne metteranno altre sul tavolo. Una posizione che tende a proteggere il voto dei loro elettori senza tradire le cose dette in campagna elettorale, ovvero mai con il PD. Nello stesso tempo calma il malumore di un’altra parte del loro elettorato che vorrebbe votare la fiducia ad un governo PD, occasione storica per poter dimostrare che in fatto di democrazia il M5S non è poi così poco avvezzo.
Davanti a questo scenario il PD potrebbe – e a parer mio dovrebbe – offrire questa chance a Grillo e al M5S. Che si formi un governo 5 Stellato, che vadano ad occupare i posti di un esecutivo tra i più difficili della storia repubblicana. Ci mettano finalmente la faccia, le forze, i progetti e le idee e vediamo cosa sanno fare. Proviamo questa “rivoluzione” e vediamo cosa succede. Una opzione che permetterebbe al PD di uscire dall’angolo e, tra tre o sei mesi, valutare il loro operato e – in caso di fallimento – riportare gli italiani alle urne e prendere (salvo altre sorprese) finalmente una maggioranza forte e stabile.

L’Italia non è però un laboratorio. Siamo in una situazione difficile da ricomporre e non possiamo permetterci un “governo sperimentale”. Ma se Grillo crede di poter far uscire l’Italia da questo cul de sac economico, politico e sociale che ce lo dimostri.
Ma nel caso di disastro economico e politico la responsabilità sarà solo la sua e non del M5S, e dovrà essere lui a renderne conto all’intero paese.

 

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