Si “intrufolavano” nei sistemi di videosorveglianza di comuni cittadini per spiarli mentre facevano la doccia o si spogliavano nella stanza da letto e vendevano l’accesso alle telecamere per 20 euro. Sono undici le persone indagate – tutte italiane e di età compresa tra i 53 e i 20 anni – nella maxi-inchiesta che ha portato a scoprire due organizzazioni criminali dedite all’hackeraggio informatico.
20 euro per spiare le persone: undici indagati
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, gli hacker riuscivano ad entrare negli impianti di videosorveglianza installati presso abitazioni private, palestre, piscine e camerini di grandi magazzini per spiare la vita di dipendenti e residenti. Iscrivendosi presso un canale Telegram, gli utenti potevano optare per un doppio “abbonamento”: uno “premium” da 20 euro che prevedeva la condivisione da parte degli amministratori del gruppo di immagini random pescate dalle telecamere; oppure uno “vip”, da 40 euro, che consentiva di selezionare l’impianto video preferito inserendo una password di accesso e di spiare a piacimento la vita di una persona.
Spiata famiglia napoletana
Scene di sesso, spogliarelli, docce e bagni. Nella rete del Grande Fratello tante donne, ma anche uomini e minorenni. A fare le spese di questa enorme operazione di voyeurismo telematico anche una famiglia napoletana, violata nella sua privacy per tre anni. Avevano una telecamera in ogni stanza a cui gli abbonati potevano accedere per spiare tanti momenti della vita privata. Il momento della doccia diventava così una scena hard da condividere in rete o un rapporto intimo tra marito e moglie una clip porno da rubare e rilanciare a uso e consumo degli abbonati.
Le indagini sono iniziate sei mesi fa. Il primo filone è partito grazie alla collaborazione di alcuni colleghi della Polizia Postale della Neo Zelanda su una rete di hacker dediti alla circolazione di materiale pedopornografico. Il secondo filone invece è nato dopo la denuncia di una persona a cui era stata segnalata la presenza sul web di video interni alla piscina di Milano che frequentava abitualmente.
Come si pagava
Il pagamento avveniva via PayPal o con Bitcoin. Per persuadere il cliente a sottoscrivere l’abbonamento venivano inviati 4 video “demo” a titolo gratuito. I filmati venivano diffusi online sfruttando un canale Telegram ma anche Vkontakte, il Facebook russo. Su Telegram il canale aveva quasi 2mil iscritti. I contenuti erano pubblicizzati in chiaro: «Benvenuto nel primo canale in Europa dedicato alle spycam. Un maxi archivio dedicato al mondo delle telecamere dove puoi trovare materiale unico: appartamenti, spiagge per nudisti, hotel, palestre, piscine, nightclub, bagni…». Le perquisizioni da Milano a Ragusa, passando per Roma, Alessandria, Treviso, Rimini, Pisa, Caserta, Sanremo: 2 mila i clienti, migliaia gli apparati violati. Nelle immagini (50 terabyte) si vedono anche bimbi, per questo la procura sta valutando reati nei confronti dei minori.