Vincenzo Cerqua non era solo un semplice pusher. A Casoria il 35enne, ucciso in un agguato mercoledì sera in via Pelella, gestiva una piccola ma ben fornita piazza di spaccio. Ma quel ruolo ormai gli andava stretto. E così “Enzo a Somalia” – soprannome con cui era conosciuto negli ambienti malavitosi – aveva fatto più di un tentativo per entrare nel sistema dello smercio di grosse partite di droga.

Casoria, pusher ucciso come un boss: punito con il sangue perché si era rivolto a un altro clan

Secondo gli inquirenti, riporta Il Mattino, è probabile che Cerqua si sia rivolto al clan “sbagliato”. In altre parole, Cerqua avrebbe richiesto al clan Mazzarella i primi rifornimenti di stupefacente,  dal momento che sono loro a detenere il monopolio della droga e a rifornire i “grossisti” di Napoli, anziché agli Amato-Pagano, che da Melito gestiscono il business nell’area Nord di Napoli.

Un gesto che gli Scissionisti avrebbero interpretato come un vero e proprio affronto, e l’unico modo per rispondere a un torto o a un’offesa subita è attraverso il sangue.

Sulla morte di Vincenzo Cerqua i Carabinieri indagano a 360 gradi, senza tralasciare alcun dettaglio. Intanto, gli uomini dell’Arma hanno già acquisito le immagini di alcuni sistemi di sorveglianza per cercare di individuare la targa dello scooter sul quale viaggiavano i killer e soprattutto ricostruire gli ultimi istanti che precedono l’omicidio.

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