La longa manus della camorra giuglianese è radicata anche nel basso Lazio. Questa mattina la prefettura di Latina e quella di Napoli hanno emesso due interdittive antimafia che hanno colpito due società riconducibili alla famiglia Ciccarelli, originaria di Giugliano che da anni risiede stabilmente a Terracina.

Camorra giuglianese nel basso Lazio, interdittive anfimafia alle società dei Ciccarelli

I due provvedimenti hanno interessato due società in capo al 34enne Giovanni Battista Cicarelli e parzialmente al fratello 33enne Domenico Ciccarelli, figli di Gianfranco, ritenuto collegato con il clan Mallardo egemone sul territorio di Giugliano. Si tratta di uno stabilimento balneare e di un bar tabacchi molto conosciuti nella zona pontina.

I carabinieri del Nucleo investigativo di Latina, guidato dal maggiore Antonio De Lise, hanno avanzato alle due prefetture “la proposta di applicazione di informazioni interdittive antimafia” nei confronti della Carichi srl, avente sede legale a Terracina, della Kleos srl con sede a Terracina e della Naromi, con sede legale a Napoli ma sede operativa a Terracina.

Le attività di queste società gravitano tutte intorno al lungomare di Terracina dove la famiglia giuglianese gestisce sia il bar tabacchi, sia lo stabilimento. Nell’ambito della procedura è stato chiesto anche al Comune di Terracina di avviare la revoca della concessione dello stabilimento balneare.

I rapporti della famiglia con il clan sono stati ricostruiti andando indietro di molti anni. Gianfranco Ciccarelli risulta essere il dominus delle società intestate ai figli Giovanni Battista e Domenico e più volte negli anni Novanta è stato controllato mentre era insieme a pregiudicati del calibro di Pasquale Granata alias “o’ partigiano” affiliato al clan camorristico Mallardo e denunciato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione i rapina aggravata.

Dalle interdittive emesse dalla Prefettura di Napoli emerge che i rapporti tra la famiglia Ciccarelli e il clan Mallardo si sono consolidati nell’arco di un trentennio. Un rapporto che viene definito granitico. Tra l’altro è emerso anche che la famiglia detiene quote di una società del settore rifiuti già colpita da altre interdittive antimafia con contestuale nomina di un commissario straordinario.

Gli accertamenti effettuati hanno delineato “un contesto familiare affaristico con assai probabili infiltrazioni mafiose”, da cui discende “un concreto attuale pericolo di condizionamento mafioso” delle società sotto verifica.

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