Un tentato omicidio, una faida interna, un gruppo criminale pronto a mettersi in proprio nel mercato della droga. È l’ultima fotografia scattata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sul mondo sotterraneo della camorra cittadina, e in particolare sul clan Contini.
Camorra, faida interna al clan Contini: 15 arresti per droga, armi e agguato fallito
Nella mattinata di oggi, 29 maggio 2025, la Polizia di Stato ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 15 indagati, emessa dal Tribunale del Riesame su richiesta della Procura partenopea.
Al centro dell’indagine, coordinata dalla Squadra Mobile, il ferimento a colpi di pistola di Gioele Lucarelli, avvenuto il 20 settembre 2021. Un agguato che ha squarciato il velo su una guerra silenziosa esplosa nel “gruppo della Stadera”, costola armata del clan Contini, teatro di una scissione violenta e di nuovi equilibri criminali.

Lucarelli, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe cercato di affrancarsi dalla struttura madre per fondare un proprio gruppo criminale, sempre sotto la protezione dei Contini ma con margini d’azione autonomi. Il suo cartello si sarebbe rifornito di droga sia dai canali di Scampia che da quelli della zona Connolo di Poggioreale, scegliendo di volta in volta in base alla convenienza economica.
La sostanza stupefacente veniva venduta al dettaglio nella cosiddetta “Cittadella”, al confine tra Napoli e Casoria, e fornita a diverse piazze di spaccio nei quartieri di Ponticelli, Secondigliano e persino ad Avellino. Un’organizzazione strutturata, con accesso a un crescente arsenale, pronta – secondo gli investigatori – a scontri armati con altre bande per il controllo del territorio.
Non è la prima volta che la magistratura punta i riflettori su questo sodalizio. Già il 20 giugno 2024 era stata eseguita una maxi-operazione con 30 arresti, ma in quell’occasione il GIP del Tribunale di Napoli aveva escluso la sussistenza dell’accusa di associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.) e rigettato parte delle aggravanti. Con il nuovo provvedimento, però, il Riesame ha accolto le istanze della DDA, riconoscendo la gravità indiziaria e ripristinando le ipotesi più gravi, compresa l’aggravante mafiosa.