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Decessi e vaccini. Una correlazione che secondo molti complottisti esiste. A sconfessarla, però, ci pensano i dati Istat e infettivologi, tra cui Matteo Bassetti. Sotto la lente di ingrandimento i dati sul tasso di mortalità tra le fasce d’età più giovane nel 2021, anno in cui è partita la campagna vaccinale.

Decessi e vaccini: la risposta dell’Istat

Secondo l’istituto di ricerca e statistica più importante d’Italia, nel 2021 sono morte 7367 persone nella fascia tra 0 e 40 anni. 575 in meno rispetto alle 7942 registrate in media tra il 2105 e il 2019. Nessun incremento dei decessi dunque, né tanto meno una tendenza che possa mettere in discussione eventuali correlazioni con i sieri anti-covid somministrati negli ultimi due anni di emergenza Covid.

A ribadirlo è anche Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. «Sono solo balle gigantesche: false verità», ha scritto in un post su Facebook. «C’è chi spaventa la gente – continua Bassetti – o cerca di consolare famiglie che hanno perso prematuramente i loro figli, dicendo che c’è una correlazione tra morti improvvise nei giovani e vaccino per il Covid, generando terrore per i vaccini e odio nei confronti di noi medici. Per capire se mentono, bisogna usare il metodo scientifico guardando ai dati».

Il 2022…

In assoluto, invece, confortano anche i dati che arrivano dal 2022. Nei primi 6 mesi dello scorso anno, infatti, si registrano 357 mila decessi, ossia 21 mila in meno rispetto al 2020 e 16 mila in meno dello scorso anno ma ancora il 6% in più rispetto alla media 2015-19. Il vero incremento del tasso di mortalità si è dunque concentrato soprattutto nel 2020 e nella prima parte del 2021, anno di massimo picco della pandemia, a riprova di quanto il virus abbia avuto un impatto rilevante anche dal punto di vista statistico. Assai più interessante potrà essere invece valutare da qui ai prossimi anni il long-Covid, cioè le conseguenze che il virus ha prodotto sull’organismo di milioni di contagiati, oggi guariti, che scontano gli effetti a lungo termine sull’apparato cardiocircolatorio (e non solo su quello).

 

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