Era luglio 2020 quando fece il giro del web il video di un concerto abusivo a Pianura, quartiere di Napoli, per il quale fu bloccata per alcune ora una strada e richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. A cantare Pino Franzese.

Arzano, soldi per il nuovo disco e vacanze: l’amicizia fra Franzese e i boss della 167

Oggi, lo stesso neomelodico finisce al centro di un’altra, ancor più seria vicenda. Secondo quanto riferito dal collaboratore di giustizia Vincenzo Iuorio e secondo quanto è stato raccolto nel corso delle intercettazioni al gruppo acquisite dai carabinieri, il cantante era un vero e proprio investimento per i Cristiano, cosca che prima dello scontro con i Monfregolo aveva la propria base operativa al rione “167 di Arzano” e che – insieme ai rivali – è finita in manette in seguito al maxi blitz del 25 aprile.

In cambio del finananziamento per l’incisione di un disco il gruppo malavitoso – si legge nell’ordinanza – riceveva una percentuale sugli incassi per le partecipazioni a feste e ricevimenti”.

“La natura del rapporto – scrive ancora il giudice – è confermata anche dall’offerta di 50mila euro che Cristiano avrebbe ricevuto per poter subentrare nella gestione delle attività dell’artista”.

Che il cantante avesse forti rapporti di amicizia con la cosca arzanese sarebbe dimostrato anche dalle diverse immagini pubblicate sui social e raccolte dagli investigatori in cui ritratti su una barca, a torso nudo, e addirittura con lo stesso tatuaggio.

In un’altra intercettazione, in cui a parlare sono i fratelli Giuseppe e Mariano Monfregolo, vertici dell’omonimo gruppo criminale (anche loro arrestati insieme con l’ormai rivale Cristiano), emerge poi che in occasione dell’onomastico Pietro Cristiano (padre di Pasquale), che si trovava già in carcere, è stato organizzato un concerto all’esterno del penitenziario di Secondigliano, “con tanto di predisposizione di impianto di amplificazione”.

Secondo la Dda, e anche secondo il gip di Napoli Maria Gabriella Iagulli, il rapporto tra Cristiano e Pino Franzese “oltre a costituire un modo per reimpiegare e ripulire i proventi delle attività illecite… rappresenta una delle tante manifestazioni, sempre più diffuse nell’ambito della criminalità organizzata negli ultimi anni, per diffondere modelli di comportamento e riaffermare il controllo del territorio”. A questo scopo un ruolo di primo piano sarebbe stato svolto proprio dai social network: utilizzati per far presa sui più giovani.

 

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