Il Tribunale del Riesame di Napoli ha annullato le ordinanze cautelari a carico di una quindicina di indagati, coinvolti dell’inchiesta “Binario d’oro” sugli appalti ferroviari assegnati alle imprese rienute colluse con il clan dei Casalesi, fazione Schiavone, grazie a regali e mazzette ai dirigenti di Reti ferroviarie italiane (Rfi).

Appalti ferroviari in Campania, scarcerati avvocato e impreditore di Giugliano

Scarcerati anche un imprenditore, accusato di essere legato alla cosca casalese, e un avvocato di Giugliano, accusato di aver fornito informazioni riservate sulle indagini, finora sottoposti agli arresti domiciliari. I due, interrogati durante le indagini, hanno sempre rigettato ogni accusa, attribuendo il tutto a un equivoco. 

Gli episodi contestati si collocano in un periodo che va dal 2007 al 2019. La VIII sezione del Tribunale del Riesame di Napoli ha anche escluso l’associazione mafiosa per Nicola Schiavone, il consulente di 68 anni ritenuto vicino all’ex primula rossa dei Casalesi, Francesco Schiavone (in carcere da 24 anni) il quale, per gli inquirenti, avrebbe fatto confluire nella sua disponibilità denaro frutto delle attività illecite dell’organizzazione criminale. Restano in piedi però i reati di corruzione (di ex funzionari di RFI) e l’intestazione fittizia di beni.

Nei giorni scorsi i giudici del Riesame avevano già annullato alcune ordinanze, scarcerando sette persone. Tra queste, figurano i fratelli Diana, accusati di essere vicini ad Apicella. Secondo l’accusa, gli ex dirigenti Rfi avrebbero ricevuto in cambio dell’affidamento degli appalti alle imprese del clan alcuni regali, come preziosi e mazzette di mille euro ogni mese, oltre a soggiorni di lusso in costiera sorrentina. Tra gli appalti aggiudicati a ditte riconducibili cosca criminale, secondo la Dda, ci sarebbe anche quello riguardante le centraline di sicurezza.

 

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